Deutsche AM: “È il momento di passare all’azione”

A cura di Deutsche AM

La crescita economica globale in via di miglioramento non allenta la pressione sui governi degli Stati Uniti e della Gran Bretagna di mettere in atto le riforme promesse. Anche la Cina ed il Giappone hanno decisioni da prendere in merito.

1) Il Presidente Trump terrà il suo primo discorso di fronte al Congresso domani 28 febbraio, e ci si aspetta che annuncerà novità sulla sua agenda legislativa. Considerando che l’indice azionario S&P 500 è vicino ad un livello record e che la fiducia dei consumatori e delle imprese è ad un livello massimo pluriennale, il discorso di Trump rischia di provocare un’inversione di questo trend. Il Presidente è stato rapido nell’attuazione di varie promesse elettorali, ad es. sull’immigrazione e sulla costruzione delle condotte petrolifere Keystone e Dakota, ma occorrono dettagli più precisi sulla riforma delle imposte e sulla spesa per l’infrastruttura per sostenere la recente impennata dei mercati finanziari. In altre parole, Trump deve dimostrare che riesce a passare dalle parole ai fatti.

2) In Gran Bretagna invece ci si pone la domanda se il progresso nella procedura sulla fuoriuscita dall’Unione Europea stia dando luogo a preoccupazioni economiche. C’è stato un rallentamento nella crescita dei prezzi immobiliari e delle vendite al dettaglio, due fattori determinanti per la crescita economica degli ultimi anni. C’è un rischio che l’incertezza legata alla Brexit possa frenare gli investimenti in capitale, mentre la debolezza della Sterlina riduce il potere d’acquisto al netto dell’inflazione, riducendo quindi la spesa al consumo. La retorica si trasformerà presto in realtà appena l’Articolo 50 verrà invocato nel mese di marzo. Il Primo Ministro Theresa May, come il Presidente Trump, deve dimostrare che riesce ad implementare riforme strutturali significative.

3) In Giappone verrà pubblicata una serie di dati economici interessanti in settimana, come la produzione industriale, le vendite al dettaglio e dati sul mercato del lavoro. Cercheremo di verificare se il miglioramento modesto della crescita economica visto alla fine del 2016 sia stato confermato. In ogni caso non ci aspettiamo un cambiamento imminente della politica monetaria. In Cina la quinta sessione del dodicesimo Congresso del Partito (NPC) si aprirà a Pechino il 5 marzo. Si tratterà di un evento mirato agli annunci e non all’implementazione, ma varrà la pena cercare indizi su come il governo potrebbe rispondere a pressioni americane sul commercio estero.

Usa, la lunga attesa Sono state pubblicate le minute del vertice della Federal Reserve Bank (Fed) statunitense di gennaio, ed il tono è sembrato più restrittivo di quanto era emerso dalle dichiarazioni che hanno accompagnato il vertice stesso. Un aumento dei tassi d’interesse a marzo è una possiblità: le minute riportano che “potrebbe essere appropriato incrementare il tasso di riferimento (“Fed Funds”) abbastanza presto”. Il rialzo dei tassi “graduale” annunciato dalla Fed potrebbe non limitarsi soltanto a uno o due incrementi nel corso del 2017.

I prezzi dei futures sui tassi d’interesse implicano una probabilità del 30% che la Fed incrementi i tassi a marzo, ma noi stimiamo che la Fed attenderà maggio o giugno per un primo rialzo e che aumenterà i tassi di nuovo nella seconda metà dell’anno. Nonostante l’accelerazione economica e l’aumento dell’inflazione (l’indice “Economic Surprise” della Citigroup è vicino al livello massimo dal 2014), la Fed prende in considerazione l’incertezza politica attuale. Le minute prendono atto del fatto che la politica fiscale espansiva prevista dovrebbe stimolare la crescita, ma restano molti dubbi sulla concretizzazione di queste riforme fiscali, sulle tempistiche e sull’effetto diretto che potrebbero avere sull’attività commerciale. L’attesa di chiarezza sulla politica economica futura in certi casi sta frenando gli investimenti in capitale e le assunzioni di personale. Il prossimo vertice della Fed si terrà tra meno di tre settimane, e stimiamo che in vista di questa mancanza di precisione sulla politica economica, la Fed sceglierà di attendere invece di passare all’azione. In maggio o giugno si conosceranno i dettagli del budget per il 2018, quindi sarà possibile prevedere la traiettoria politico-economica futura con più precisione.

Donald Trump terrà il suo primo discorso di fronte al Congresso il 28 febbraio. Ci si aspetta che spiegherà al Congresso come interpreta lo stato della nazione dopo i suoi primi 40 giorni al potere e che annuncerà novità sulla sua agenda legislativa. Inoltre è possibile che cercherà di rispondere alle accuse che la sua amministrazione è allo sbando dopo le dimissioni del suo consulente sulla sicurezza nazionale, Mike Flynn, dopo meno di un mese dalla sua nomina. Tuttavia, considerando che l’indice azionario S&P 500 è vicino ad un livello record e che la fiducia dei consumatori e delle imprese è ad un livello massimo pluriennale, c’è un rischio che il discorso di Trump possa provocare un’inversione di questo trend. Il rialzo dell’11% nell’indice azionario S&P 500 dal giorno della sua elezione ad oggi, che ha spinto il rapporto prezzo/utili al livello più alto dal 2004, è stato alimentato dall’aspettativa che le riforme economiche e fiscali promesse verranno attuate in tempi brevi. Il Presidente è stato rapido nell’attuazione di varie promesse elettorali, ad es. sull’immigrazione e sulla costruzione delle condotte petrolifere Keystone e Dakota, ma occorrono dettagli più precisi sulla riforma delle imposte e sulla spesa per l’infrastruttura per sostenere l’impennata dei mercati finanziari. Se i dettagli in merito dovessero restare vaghi o addirittura deludenti, i mercati azionari potrebbero soffrirne.

Martedì verrà poi pubblicato il dato sulla fiducia dei consumatori. Ci si aspetta un leggero declino ma siamo ancora al livello massimo dal 2008. Mercoledì ci aspetta che la spesa personale al consumo (PCE, l’indicatore d’inflazione preferito dalla Fed) salga al livello più alto dal 2012 (+1,8% anno su anno). Lo stesso giorno verrà pubblicato l’indice “ISM” dei responsabili agli acquisti delle imprese, ci si aspetta che resti vicino al livello massimo da novembre 2014. Si stima che le vendite di motoveicoli accelerino al livello di 17,6 milioni di veicoli venduti su base annuale.

Dati positivi nell’Eurozona, ma non in Gran Bretagna Gli indici ecomici dell’Eurozona hanno di nuovo superato le aspettative. l’indice PMI composito dei responsabili agli acquisti aziendali a febbraio è salito da un livello già elevato di 54,4 punti a 56 punti, grazie ad un’impennata nel settore terziario (+1,9%). Ma è salito anche il settore secondiario, dello 0,3%. Particolarmente incoraggiante è stato il rialzo dell’indice PMI composito in Germania a 56,1, spinto dal settore secondiario il cui valore PMI ha raggiunto i 57 punti. Questo miglioramento è stato aiutato dal calo del valore dell’Euro rispetto alle valute dei principali Paesi importatori di merci tedesche. A conferma di ciò, l’indice Ifo che misura il sentimento economico a febbraio è salito da 109,8 a 111. La stima del Prodotto Interno Lordo (PIL) della Germania nel quarto trimestre 2016 è stata rialzata allo 0,9% trimestre su trimestre, implicando una crescita dell’1,7% per l’anno intero 2016.
Si è rivelato positivo anche l’indice PMI composito per la Francia, salito da 54,1 a 56,2, superando le aspettative di un valore di 53,8 punti, spinto dal settore dei servizi, il cui indice è salito da 54,1 a 56,7.

Gli ultimi dati sul Regno Unito invece sono meno incoraggianti. Ci si pone la domanda se il progresso nella procedura sulla fuoriuscita dall’Unione Europea stia dando luogo a preoccupazioni economiche. C’è stato un rallentamento nella crescita dei prezzi immobiliari e delle vendite al dettaglio, due fattori determinanti per la crescita economica degli ultimi anni. L’indice dei prezzi immobiliari “Rightmove” è salito soltanto del 2,3% anno su anno a febbraio, confermando una riduzione della crescita del livello dei prezzi immobiliari sin dal voto sulla Brexit l’anno scorso. Al netto di carburante, è rallentata anche la crescita delle vendite al dettaglio, dal 4,7% di dicembre al 2,6% a gennaio. Includendo le spese per carburanti, la crescita è calata dal 4,1% all’1,5%.

Stimiamo che la crescita economica della Gran Bretagna possa rallentare nel corso del 2017 per via dell’incertezza riguardo alle trattative sulla Brexit, che hanno un impatto sull’investimento in capitale, e perché la Sterlina debole (la nostra previsione del cambio GBP/USD è di 1,18 a dicembre 2017) incrementa i prezzi all’importazione e di conseguenza riduce il reddito personale al netto dell’inflazione. La crescita del PIL nel quarto trimestre 2016 è stata rivista dal 2,2% anno su anno al 2% e nello stesso trimestre gli investimenti in capitale sono ristagnati su base trimestrale.

Asia, risultati recenti misti ma prospettive in via di miglioramento I dati sul PIL del quarto trimestre 2016 hanno messo in evidenza le difficoltà dei Paesi dell’ASEAN (“Association of Southeast Asian Nations”). La crescita economica è rallentata leggermente nelle nazioni maggiori, calando dal 5% anno su anno nel 3° trimestre 2016 al 4,9% nel 4° trimestre in Indonesia e dal 3,2% al 3% in Tailandia. Nelle Filippine la crescita nel quarto trimestre si è ridotta al 6,6% anno su anno dopo due trimestri al 7%. Ma due Paesi precedentemente meno dinamici hanno recuperato terreno: la crescita del PIL del Singapore è passata dall’1,2% anno su anno nel terzo trimestre al 2,9% nel quarto, ed in Malesia il PIL è salito dal 4,3% al 4,5%. È stata la domanda interna ad alimentare la crescita economica della regione nel quarto trimestre. In Indonesia l’incremento della spesa al consumo del 5% è in linea con la crescita economica. In Tailandia invece il calo della crescita è dovuto ad un rallentamento nei consumi dal 3% anno su anno al 2,5%, potenzialmente legato al periodo di lutto dopo la morte del re Bhumipol Adulyadej.

La crescita degli investimenti nell’area ASEAN resta mista. Nelle Filippine ha raggiunto il 15% anno su anno nel quarto trimestre, ed è migliorata anche in Indonesia, Malesia e Tailandia, ma in modo talmente modesto da non riuscire a sostenere la crescita del PIL in modo significativo. La crescita delle esportazioni è incoraggiante ma è compensata dalla crescita delle importazioni, di modo che l’export netto non ha potuto contribuire all’aumento del PIL. Nel caso della Tailandia l’export è salito dell’1,4% anno su anno nel quarto trimestre dopo essere calato dello 0,4% nel terzo. Ma le importazioni sono salite del 3,6% anno su anno dopo essere calate dell’1,5% nel trimestre precedente.

Nel futuro, due tendenze potrebbero sostenere l’area ASEAN. In primo luogo l’aumento del prezzo delle materie prime rispetto all’anno scorso favorisce le economie dei Paesi che le esportano, come l’Indonesia e la Malesia, anche se i prezzi dovessero restare stabili d’ora in poi. Questo effetto (il petrolio ad es. è salito del 50% anno su anno) tuttavia dovrebbe affievolirsi entor la fine dell’anno. In secondo luogo, la crescita dell’attività manifatturiera dovrebbe favorire in particolare il Singapore e la Tailandia. Ad esempio, il settore secondario singaporese è cresciuto dell’ 11,5% nel quarto trimestre 2016, dopo la crescita negativa (-0,4%) del primo trimestre 2016.

L’indice PMI della Cina, di cui ci aspettiamo che resti stabile, ci darà un’indicazione del clima commerciale asiatico in questo primo trimestre dell’anno. Stimiamo che l’export della Corea del Sud a febbraio sia cresciuto di oltre il 10% per un altro mese consecutivo. In Giappone la produzione industriale, le vendite al dettaglio ed i dati sul mercato del lavoro indicheranno se il modesto miglioramento economico di fine 2016 stia continuando o meno. Giappone, Corea, Indonesia e Tailandia pubblicheranno i dati sull’inflazione dei prezzi al consumo, che probabilmente confermerà una tendenza al rialzo. L’Australia e l’India pubblicheranno il PIL del quarto trimestre.

L’euro debole aiuta le azioni europee

  • Dopo la consolidazione della seconda metà di gennaio, le azioni europee sono salite di nuovo in concomitanza con il mercato azionario americano.
  • Il recente calo ulteriore dell’Euro rispetto al Dollaro americano, del 2,5%, ha dato un nuovo impeto alle azioni europee.
  • Gli utili aziendali europei sono storicamente sensibili al cambio di valore dell’Euro perché il 54% del loro fatturato proviene da mercati al di fuori dell’Eurozona.
  • Con l’incremento delle azioni europee, l’indice RSI (“Relative Strength Index”) dell’Eurostoxx600, che ne misura l’oscillazione per identificare condizioni di acquisti o vendite esagerate, è salito a 65 punti, non lontano dal livello di 70 punti che viene considerato come indizio di un mercato in rialzo eccessivo, come mostrato nel grafico in basso.
  • Il contesto economico europeo è migliorato ma gli indici sulla fiducia di consumatori e produttori della Commissione Europea non sono ancora vicini ai livelli elevati del 2007.
  • Un miglioramento ulteriore della congiuntura economica dovrebbe mostrarsi negli utili aziendali, che hanno già iniziato a salire nei mesi scorsi.
  • Inoltre, le azioni europee continuano a trarre beneficio dalla politica monetaria espansiva. Ora che il rendimento obbligazionario decennale tedesco si sta abbassando di nuovo, il livello dei dividendi azionari del 3,5% circa appare relativamente interessante.

Spread Francia/Germania in aumento?

  • Il differenziale di rendimento (spread) tra le obbligazioni governative francesi e tedesche è aumentato di recente.
  • L’immagine in basso mostra lo spread tra le obbligazioni governative decennali insieme ad un indice dell’incertezza politica* per la Francia.
  • L’elezione presidenziale francese è ormai nel mirino dei mercati finanziari. Il primo turno si terrà il 23 aprile ed il secondo il 7 maggio.
  • La candidata del partito Front National, Marine Le Pen, che sostiene un programma anti-Euro, recentemente ha incrementato il suo sostegno nei sondaggi per il primo turno elettorale.
  • Attualmente i sondaggi attribuiscono una probabilità inferiore al 50% alla sua vincita dell’elezione. L’aspettativa è che i sostenitori degli altri candidati come l’indipendente Macron, il candidato del partito Republicano Fillon ed il candidato soclialista Hamon si uniscano nel secondo turno per eleggere il suo avversario.
  • Ma i mercati stanno prendeno atto della possibilità di vincita di Le Pen. Non è da escludere che l’incertezza sull’esito dell’elezione aumenti nelle prossime settimane.
  • Di conseguenza, lo spread tra le obbligazioni governative decennali franco-tedesche potrebbe salire ulteriormente, superando gli 80 punti base.

Ci si aspetta un ulteriore calo dell’Euro

  • Tra la fine di dicembre e l’inizio di febbraio, l’Euro si è apprezzato rispetto al Dollaro americano del 4,5% circa, dopodiché ha iniziato a calare.
  • Il rialzo dell’Euro era dovuto per lo più a prese di profitto da parte di investitori in Dollari, visibili anche nel calo dell’USD rispetto allo Yen giappionese ed alla Sterlina britannica. Potrebbero aver giocato un ruolo anche preoccupazioni del governo americano sul valore elevato del Dollaro.
  • Ma l’immagine in basso mostra come l’apprezzamento dell’Euro contro il Dollaro sia già giunto a termine. Stimiamo che il cambio EUR/USD potrebbe calare ulteriormente, e prevediamo la parità tra le due monete entro fine 2017.
  • In parte, un indebolimento futuro dell’Euro potrebbe essere il risultato della politica economica statunitense, in primo luogo il taglio alle imposte e la spesa statale, che dovrebbero spingere al rialzo la crescita economica, l’inflazione ed i redditi obbligazionari negli Stati Uniti rispetto all’Europa. Prevediamo che il reddito governativo americano (Treasury) decennale raggiunga il 3% entro fine 2017.
  • In aggiunta, i rischi politici nell’Eurozona, in particolare in merito all’elezione presidenziale francese potrebbero pesare sul valore dell’Euro nell settimane e nei mesi prossimi.

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