Petrolio, mercato verso bilanciamento nella seconda metà del 2017

A cura di Erasmo Rodriguez, Energy and utilities equity analyst, Union Bancaire Privée

Il Brent fatica a muoversi oltre i 57 dollari al barile dal suo rally dello scorso novembre, quando è aumentato di 10,10 dollari a barile. Il mercato si è fatto “piatto come un pancake” come ha detto il cfo di BP, Brian Gilvary. Le scorte commerciali nei paesi Ocse sono ancora 280 milioni di barili al di sopra della loro media a cinque anni. Il bilanciamento del mercato del petrolio potrebbe essere ulteriormente ritardato se l’offerta globale dovesse aumentare fortemente quest’anno. L’apparente incapacità del mercato del greggio di uscire dal livello attuale è spiegato dai rischi che stanno emergendo dal lato dell’offerta, che in questa fase è caratterizzata da due principali driver: una pressione al rialzo proveniente dai tagli alla produzione dell’Opec e una pressione al ribasso che è il risultato della recente ripresa della produzione di greggio in America.
A gennaio, la produzione dei paesi Opec ha raggiunto i 32,2 milioni di barili al giorno, 1,84 milioni di barili al giorno in meno rispetto ai dati di novembre. Se si dovesse mantenere il livello di disciplina che si è avuto a gennaio fra i membri dell’Opec, la differenza fra la domanda globale e l’offerta dovrebbe ridurre le scorte di più di 0,5 milioni di barili al giorno. Nonostante ciò, tutto questo dipende da cosa succederà con la produzione non Opec, per la quale c’è una aspettativa di aumento nel prossimo anno di più di 0,7 milioni di barili al giorno in Brasile, Canada e Stati Uniti. Tuttavia, l’offerta dovrebbe in realtà scendere negli altri paesi non appartenenti all’Opec e la produzione complessiva del gruppo dovrebbe quindi aumentare di solo 0,4 milioni di barili al giorno nel 2017 (dati della International Energy Agency).
Gli investitori continuano a guardare con attenzione alla produzione di petrolio americana, in particolare per il petrolio unconventional (ad esempio lo shale). Nel corso degli ultimi due anni, gli Stati Uniti hanno pesato per il 70% dell’aumento delle scorte nei paesi Ocse. Al momento, la crescita rapida degli impianti di trivellazione negli Stati Uniti (+32% negli ultimi tre mesi) sta aumentando il rischio di vedere previsioni di crescita della domanda americana più alte di quanto atteso, cosa che comporterebbe un ritardo nel riequilibrio del mercato.
La stime preliminari indicano che l’offerta globale è scesa di 1,5 milioni di barili al giorno in gennaio, con l’output Opec e non Opec del mese che è rimasto sotto quello della fine del 2016. La produzione dell’Opec è scesa di 1 milione di barili al giorno a 32,06 milioni di barili al giorno. La produzione non Opec è scesa di 0,22 milioni di barili al giorno a 23,46 milioni di barili al giorno.  Nel 2017, l’Opec si aspetta che la produzione non Opec cresca di 0,24 milioni di barili al giorno (in Brasile, USA, Canada e Kazakhstan). Nel 2017 la produzione tutale degli Stati Uniti è vista in rialzo proprio di 0,24 milioni di barili al giorno; all’interno di questo valore, l’Opec si aspetta che la produzione onshore degli USA rimanga stagnante a 7,3 milioni di barili al giorno.
I tagli di produzione record, una minore offerta non Opec (a eccezione degli Stati Uniti) e una più forte crescita della domanda porranno fine all’eccesso di offerta presente sul mercato. In conclusione, ci sono aspettative fiduciose di un bilanciamento del mercato nella seconda metà del 2017, che offre supporto per una previsione di prezzo per i prossimi sei mesi confermata fra i 55 e i 60 dollari al barile.

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