Banche Centrali ancora all’opera

Febbraio comincia ne più ne meno di come era finito il mese di gennaio. L’avversione al rischio resta altissima, e si intravede solo qualche sprazzo di luce in una situazione generale di buio e di paura.
L’ism del settore manifatturiero Usa, pubblicato ieri pomeriggio, per un attimo ha rappresentato una speranza, essendo uscito superiore alle attese, ma poi la realtà ha ripreso il sopravvento.
35.6 contro il 32.9 del mese precedente (gennaio su dicembre) non significa poi questo recupero e rimane il dato più basso dal 1982 ad eccezion fatta del numero pubblicato proprio a dicembre 2008.
La nuova amministrazione è impegnata su un duplice fronte, cercare di impostare il piano di salvataggio dell’economia nazionale da un lato, e impedire che la manipolazione valutaria possa rinforzare il dollaro indiscriminatamente all’estero.
Il nuovo Segretario al Tesoro Geithner già in un paio di occasioni ha parlato di manipolazione quando si è trattato di affrontare il tema della Cina e dello Yuan ed ora, il 13 e 14 febbraio, in occasione del G7, cercherà di impedire ai Giapponesi, che intanto minacciano interventi per indebolire lo Yen, di farlo.
Si entra quindi in una nuova era di discussioni, molto accese sicuramente e che riguarderanno il mercato dei cambi, come sempre ai margini dell’interesse della collettività, ma di grande interesse strategico per politici ed economisti. Sulle valute, a nostro avviso, si giocheranno le prossime partite a livello internazionale, in quanto la volontà unita alla necessità di svalutare di alcune aree si scontrerà con la stessa necessità da parte di altre. Insomma, tutti vogliono svalutare, ad eccezion fatta forse dell’Europa (che però ne avrebbe bisogno quanto tutti gli altri), ma nessuno può farlo a scapito della rivalutazione di qualcun altro.
Ecco quindi che accanto ai Giapponesi ci sono i Neozelandesi e gli Australiani, che a forza di abbassare il costo del denaro, hanno reso i loro dollari, scarsamente appetibili, con una discesa di medio e lungo periodo nei confronti di tutte le valute che lascia realmente a bocca aperta.
I tassi di queste due valute stanno scendendo così velocemente da aspettarsi ulteriori discese nel breve periodo fino forse ad arrivare a livello degli altri, cioè vicino allo zero.
La sterlina non esiste quasi più, ieri il commissario Europeo Almunia ha affermato che l’Inghilterra nel lungo periodo entrerà nell’Euro senza che da Londra arrivasse alcuna risposta al riguardo, un qualcosa che solo qualche anno fa avrebbe provocato una sollevazione popolare nel Regno Unito, dato l’amore e l’orgoglio nazionale verso la moneta.
Insomma un quadro valutario realmente inquietante, sapendo che anche i mercati emergenti sono più o meno tutti in difficoltà. Chi sarà in grado, a livello valutario, di essere appetibile per gli investitori da qui a qualche mese ? I tassi saranno tutti o quasi vicino allo zero, i carry trades sembrano un lontano ricordo del passato, i mercati emergenti svalutano rapidamente, le valute asiatiche non sono certo in grado di reggere il peso di una rivalutazione in questa fase in cui le loro economie, che si basano principalmente sulle esportazioni, tendono a risentire della crisi nel primo mondo.
Che succederà ? La nostra idea è che occorra un intervento globale per stabilizzare il mercato dei cambi da un lato, mentre dell’altro si deve portare il mercato ad essere maggiormente liquido attraverso la creazione di tante valute flessibili e non solo le 5 maggiori più le tre valute legate alle materie prime.
La liquidità rimane alta nonostante la crisi e questo è garanzia di forza, ma occorre che la politica non entri eccessivamente a creare scompiglio ed invece ciò che è successo dimostra come tutti siano andati alla ricerca di svalutazioni competitive che hanno poi creato maggiore disequilibrio.
Questa settimana aspettiamo ulteriori decisioni da parte delle Banche Centrali Australiana (attesa di ribasso di 75 basis point) della Bce (Trichet ha affermato che Marzo sarà il mese del ribasso, quindi potrebbe anche starci un nulla di fatto) e della Banca Centrale Norvegese, oltre ovviamente alla Bank of England che taglierà i tassi all’1%.
Per quel che riguarda il brevissimo periodo, riteniamo che l’Eurusd possa tenere il supporto di 1.2700 per salire verso 1.3000 mentre il UsdChf dovrebbe scendere in area 1.1500.
UsdJpy ancora sotto pressione, con target a 88.50 mentre il Cable dovrebbe rimanere tra 1.4050 e 1.4350.
EurChf tra 1.4850 e 1.5050 mentre l’EurJpy dovrebbe tenere i supporti in area 113.00 per salire verso 116.20 e 117.50. EurGbp tra 0.8950 e 0.9150 mentre Aud, Nzd e Cad dovrebbero restare sotto pressione, soprattutto contro Euro.

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