Con l’euro è tutto più caro? I mutui no

Lo abbiamo sentito ripetere moltissime volte negli ultimi mesi: l’attuale fase storica vede tassi di interesse molto bassi e, di conseguenza, mutui estremamente convenienti, anche se potrebbe essere vicino il momento in cui questa situazione cambierà. È anche vero, però, che un altro ritornello spesso udito è che, dopo l’introduzione dell’euro, “tutto sia divenuto più caro”. Quindi la domanda è: proprio tutto? Anche i mutui? Mutui.it e Facile.it hanno deciso di fare chiarezza, dati alla mano, e vedere se questa convinzione vale anche per i finanziamenti legati all’acquisto della casa.

Innanzitutto, un po’ di storia. La moneta unica europea è stata introdotta ufficialmente sui mercati finanziari a partire dal 1 gennaio 1999, ed è da allora che ha iniziato ad avere la sua influenza sulle economie, almeno virtuali, dei primi Paesi che poi, dal 2002, l’avrebbero adottata anche come moneta circolante. Un’altra data da tenere a mente è il 30 giugno del 2004, perché a partire da quel giorno, nel nostro Paese, un decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze ha stabilito che, per determinare i tassi di interesse da applicare ai mutui (in particolare, si dice nel decreto, quelli degli enti locali) non si sarebbe più utilizzata la “lira interbancaria”, ma il “tasso interbancario”, attualmente in vigore.

Veniamo quindi ai dati. Banca d’Italia mette a disposizione le serie storiche dei Tassi effettivi globali medi dei mutui a partire dal 1997. Il TEGM, ricordiamo, è il tasso che bisogna guardare per conoscere il costo effettivo di ogni mutuo, a tasso fisso o variabile, sia per confrontare le varie offerte sul mercato, sia per determinare se il tasso rispetti le soglie oltre le quali si parla di usura bancaria. Tale tasso comprende sia l’interesse del mutuo in sé, sia quello legato ad altre spese accessorie al contratto. Osservando lo storico dei dati, quello che si nota è che, all’inizio delle rilevazioni di Banca d’Italia (2 aprile 1997) il TEGM dei mutui a tasso fisso e variabile (che coincidono fino al 30 giugno 2004) era di ben il 10,6%.

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