Confidi vigilati: un sistema in fase di riorganizzazione

a cura di Crif Ratings

La nuova normativa di riferimento ha rivisto i requisiti per l’iscrizione all’Albo dei Confidi vigilati da Banca d’Italia, innalzando la soglia dimensionale a EUR150mln. In virtù del nuovo contesto normativo, il sistema dei Confidi vigilati, ridenominati Confidi maggiori, risulta notevolmente ridimensionato sia numericamente (da 61 a 38) che in termini di garanzie rilasciate (da EUR13,0mld a EUR8,3mld).

La riduzione delle garanzie erogate è frutto del difficile contesto di mercato: decadimento della qualità creditizia delle imprese garantite, crisi del sistema bancario che sempre più spesso si è posto in concorrenza, contribuzione pubblica in calo, sono tutti fattori che hanno frenato l’operatività del sistema Confidi.

Secondo CRIF Ratings, il processo di riconfigurazione del sistema dei Confidi vigilati da Banca d’Italia potrebbe trovare un seguito anche nel prossimo futuro. Per Angela Condoluci, Rating Specialist di CRIF Ratings, “Il recente intervento normativo, almeno nelle intenzioni, dovrebbe favorire i processi di aggregazione alla ricerca di strutture organizzative più snelle ed efficienti. Permangono poi condizioni di rischio molto eterogenee, con la presenza di Enti caratterizzati da condizioni di vulnerabilità finanziaria. Sono tutti fattori che potrebbero ulteriormente modificare l’attuale struttura del sistema di garanzia”.

CRIF Ratings, tramite un modello di valutazione proprietario, ha analizzato il profilo di rischio finanziario di un campione di 32 soggetti, rappresentativi dell’85% delle garanzie erogate da tutti i Confidi maggiori ammessi all’Albo unico.

Un quarto dei Confidi analizzati (25%) si caratterizza per un elevato rischio finanziario e rappresenta il 34% delle garanzie rilasciate; ciò testimonia come spesso gli Enti più rischiosi siano anche quelli con il maggior stock di finanziamenti garantiti. “Allo stesso tempo ci sono molte realtà con un profilo finanziario soddisfacente o adeguato. È quindi quanto mai opportuno saper discriminare i diversi livelli di rischio esistenti all’interno del sistema dei Confidi maggiori”, continua Condoluci.

Per CRIF Ratings, liquidità e qualità degli asset sono gli ambiti di analisi su cui puntare l’attenzione per distinguere i differenti gradi di rischiosità finanziaria dei singoli Enti; il 47% dei Confidi presenta un asset quality soddisfacente con un grado di deterioramento pari al 25%, un tasso di copertura del deteriorato pari al 44% e un grado di riassicurazione del 27%. Il restante 53% presenta un profilo di asset quality debole con un grado di deterioramento del 27%, un tasso di copertura del deteriorato pari al 34% e un grado riassicurazione del 16%.

Per quanto concerne la liquidità, il 59% dei Confidi analizzati presenta un profilo soddisfacente; di contro, per il restante 41% si ravvisa il rischio di possibili tensioni di liquidità nel pagamento delle escussioni bancarie (copertura media 59%).

Poco discriminante tra Confidi a basso ed elevato rischio è invece l’analisi di redditività. Circa il 75% degli Enti analizzati riporta un profilo di redditività debole, una situazione che coinvolge, con poche eccezioni, tutto il mondo dei Confidi. La marginalità media resa dal saldo tra commissioni attive e passive è pari al 1,6%. Margine – è bene sottolinearlo- che non risulta essere sufficiente alla copertura dei costi operativi (2% delle garanzie). Un’ulteriore penalizzazione dei conti economici viene dal deterioramento della qualità creditizia delle imprese che ha generato importanti rettifiche sul valore delle garanzie rilasciate (in media 1,7x rispetto al risultato di gestione)

Secondo CRIF Ratings, il nuovo framework regolamentare potrebbe essere un’opportunità di crescita e riorganizzazione in grado di supportare redditività e profilo finanziario dei Confidi maggiori. In tal senso sarà decisiva la capacità degli Enti di garanzia di ridefinire il proprio ruolo nei processi di intermediazione bancaria, proponendosi come soggetto attivo in grado di selezionare e attirare nuova clientela, sfruttando il patrimonio di soft information acquisito.

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