Tassi Usa, 80% di probabilità di un rialzo a marzo

A cura di Banca del Piemonte

Nelle settimane trascorse, la Presidente della FED Janet Yellen e i membri del Comitato non avevano dato chiari segnali sulle intenzioni relative ad un imminente intervento sui tassi. Nelle ultime ore, invece, si è assistito a una veloce inversione di rotta: tramite numerosi interventi i membri della FED hanno infatti cercato di spostare le aspettative del mercato per un rialzo dei tassi di interesse già a marzo, portando le probabilità implicite di tale avvenimento ben oltre l’80% (basti pensare che tale probabilità era sotto il 40% fino alla settimana scorsa) e spostando da 2 a 2,5 il numero di rialzi attesi nel 2017.

E’ chiara la volontà dei membri del FOMC di anticipare un aumento che avverrà “piuttosto presto” (per utilizzare i termini maggiormente ricorrenti nei discorsi che hanno preceduto il silenzio pre-riunione), dal momento che la Fed è ormai vicina agli obiettivi del suo mandato, la crescita globale sta accelerando ed i rischi per lo scenario sono vicini all’equilibrio, come non accadeva da diverso tempo.

La forza dell’azionario, i bassi credit spread, la ridottissima volatilità, il dollaro stabile e bassi tassi reali producono già di per sé condizioni finanziarie molto accomodanti e quindi il mercato ed il sistema economico possono tollerare una politica meno espansiva da parte della Fed.

L’accelerazione del mercato azionario ed il discorso di Trump L’attesissimo discorso tenuto martedì 28 febbraio da Trump di fronte al Congresso ha innescato la ripresa di alcuni trend, che nelle ultime settimane avevano vissuto momenti di lateralità e grande incertezza: a destare grande impressione è stato lo strappo al rialzo del mercato azionario, con i tassi di interesse che hanno ripreso a salire ed il dollaro a rinforzarsi.

Nonostante la scarsità di dettagli forniti sulle misure economiche (il neopresidente Usa, infatti, ha parlato solamente di tagli “epocali” alle aliquote fiscali, di stanziamenti per 1.000 mld di dollari in progetti infrastrutturali e di aumento delle spese per la difesa), sembrerebbe che i toni morbidi e concilianti adottati da Trump abbiano messo le ali ai mercati. Abbandonando la recente retorica, il Presidente ha richiamato maggiormente all’unione, forse considerando le difficoltà che potrebbe incontrare nel raggiungimento dei suoi obiettivi.

Ma probabilmente più che i toni o l’esiguità di informazioni, a scatenare il sentiment positivo potrebbe aver contribuito, in primis, la volontà dei mercati di allinearsi a un contesto di crescita globale e che ogni giorno fornisce segnali di maggior forza: mercoledì gli indici PMI hanno segnalato un’attività manifatturiera in accelerazione in tutte le principali aree economiche, con rilevazioni in rialzo rispetto alle attese in Cina, Giappone, Eurozona e Stati Uniti.

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