La Bns interviene nuovamente per difendere la stabilità del cambio

A cura di Peter Rosenstreich, Head of Market Strategy di Swissquote
Le riserve valutarie della Banca Nazionale Svizzera hanno registrato un aumento del 3,8% a 668,2 miliardi di franchi. Nonostante la banca centrale non sia solita commentare i propri interventi, l’espansione del bilancio è tale da indicare chiaramente come la BNS sia in realtà risultata molto attiva ultimamente sul mercato dei cambi.
Si tratta infatti dell’incremento più consistente da dicembre 2014 quando i banchieri di Berna si trovarono sotto assedio a difendere il cambio a 1,2000. I dati pubblicati oggi ci spingono a pensare che neppure questa ulteriore flessibilità sul cambio abbia in realtà tenuto del tutto conto della fuga di capitali che sta affliggendo l’Europa in preda ai suoi dubbi.
L’elevata domanda di franchi svizzeri indica il livello di preoccupazione degli investitori europei circa gli sviluppi politici che potrebbero intervenire nei prossimi mesi. Nonostante miglioramenti già in corso sia sul lato dei dati inflattivi che sulle prospettive di crescita, il Presidente della BNS Thomas Jordan continua a sostenere che il franco sia eccessivamente sopravvalutato. Sfortunatamente per la banca che presiede, tuttavia, andare corti di euro contro franco rimane l’operazione di trading preferita per controblinaciare i rischi crescenti sul fronte europeo.
Possiamo certamente anticipare che, malgrado la BNS non cessi di intervenire, il cambio eurofranco non potrà che virare verso il basso. Se si dovesse giudicare dall’attivismo della banca centrale, possiamo sostenere tranquillamente che a Berna non siano minimamente preoccupati delle critiche del Presidente Usa Donald Trump, che ha definito la Svizzera un “ manipolatore di valute”.

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