Treasury decennale al 2,5%

A cura di Giuseppe Sersale, Anthilia Sgr
Il sentiment resta moderatamente opaco sui mercati, in attesa degli eventi della settimana (ECB giovedi e labour market report US venerdi). Le riserve valutarie cinesi inaspettatamente salgono a febbraio.
Lunedì sera, dopo una apertura negativa, è sembrato che Wall Street riuscisse nuovamente a recuperare nella seconda parte di seduta, come ha spesso fatto recentemente. Ma la riscossa è rimasta incompiuta, con i principali indici marginalmente negativi alla chiusura (vedremo se oggi avrà miglior fortuna). Il clima opaco si è notato anche sul credito, con l’ETF HY in calo, e sulle principali commodities. A parte i riferimenti alle mosse di Trump (le accuse a Obama e il nuovo provvedimento per limitare l’immigrazione) per giustificare il sentiment si è indicato l’outcome del Congresso cinese, con il lieve ridimensionamento del target di crescita. Ma poichè il principale rischio legato all’evento era la comparsa di indizi di un robusto inasprimento della politica monetaria e fiscale, personalmente ho trovato (relativamente) tranquillizzante il comunicato.
Non a caso, la seduta asiatica ha visto nuovamente in recupero i mercati locali cinesi e i principali indici dell’area, anche se Tokyo è rimasta al palo, in parte per lo diretto coinvolgimento nella vicenda dei missili della Corea del nord.
In mattinata europea, ieri, e quindi a mercati cinesi chiusi, la pubblicazione delle riserve valutarie cinesi di febbraio ha sorpreso in positivo, con l’ammontare totale tornato sopra 3 trilioni (3.005 per la precisione), vs attese di un calo di circa 30 bln a 2.969 trilioni di $. Tenendo conto degli effetti valutari stiamo parlando di un recupero di 20 bln circa. Naturalmenbte c’è da considerare il forward book, che potrebbe nascondere dei flussi a sostegno della divisa. Avendo il presidente Li dichiarato appena ieri che il cambio va “ulteriormente liberalizzato” (i.e. reso libero di fluttuare), un segnale di forza delle riserve può risultare strumentale a mostrare  che le pressioni sulla divisa si sono attenuate e i deflussi di capitale si sono calmati. Peraltro, non è il caso di esagerare con la dietrologia. Fino a prova contraria, prendiamo atto che le pressioni sulla divisa si sono attenuate, complice un quadro macro regionale e globale migliore.
L’apertura europea di ieri è forse stata un po’ influenzata dalla doccia fredda dei factory  orders tedeschi di gennaio (-7.4% da prec +5.2% e vs attese per -2.5%). Si tratta di una serie estremamente volatile, il calo è in parte un effetto del balzo di dicembre e in parte causato dal calo di ordini di “big tickets”. Ma un -0.8% anno su anno sembra assai in contrasto con il tono delle survey negli ultimi mesi. Anche la revisione al ribasso del GDP greco del quarto trimestre, uscita ieri, ha forse contribuito un po’ al clima incerto. Si pensava ad un ritorno alla crescita nel 2016 ma il dato di Q4 (rivisto a 1.4% da -0.4%) riporta a 0.1% il dato dell’anno. Non un buon viatico per le negoziazioni in corso.
In generale, forse allo stallo contribuisce l’incombere di eventi come l’ECB di giovedi e i payrolls US di venerdi.
Perantro, il clima incerto non si è tradotto in perdite particolarmente significative, con i principali indici impegnati a oscillare poco sotto la parità, con un tono svogliato e attività ridotta. Più evidente il malumore sugli spreads, con tutti i principali emettenti in progressivo allargamento nei confronti della carta tedesca.
Nel primo pomeriggio, il trade balance US di gennaio ha mostrato un aumento del deficit in linea con le attese. Il potenziale impatto negativo sul GDP del primo trimestre era gia noto dall’esame del advance goods report della scorsa settimana. Sul report ha pesato il deficit con la cina cresciuto da 27 a 31 bln a causa, in parte, del capodanno cinese (anche se Trump non gradirà la statistica). E’ comunque interessante osservare che gli ultimi dati hanno portato il modello della Fed di Atlanta ad abbassare la previsione del GDP del trimestre in corso appena all’1.3%. La Fed di NY è assai più generosa (3.1%) ma la previsione è ferma al 3 marzo, vedremo se gli ultimi dati hanno un impatto.
Deutsche Bank è andata a guardare quale dei 2 modelli si è rivelato più affidabile, giungendo a 2 conclusioni:
** I margini di errore sono significativi (e in particolare in questo punto del trimestre si collocano tra 0.7% e 1.1%)
** New York ha fatto un lavoro migliore come si nota dal grafico, recante l’errore medio.
Lampi di Colore 523
Dando uno sguardo al grafico aggiungerei che in media i modelli hanno sovrastimato il GDP di recente, ma che NY, che attualmente mostra il numero più alto, è stata la più conservativa in passato. In generale, risulta evidente ancora una volta come attualmente sussista una robusta divergenza tra i dati reali e il livello di attività indicato nelle survey.
La chiusura europea riflette in pieno l’andamento della giornata, con gli indici a mostrare variazioni modestissime. Anche tra i settori la dispersione e modesta, a indicare una seduta interlocutoria. Poco mosse anche le divise mentre gli spreads hanno mantenuto la tendenza negativa. Sembrerebbe quasi che il mercato tema qualche accenno ad una futura riduzione del QE dopodomani, alla Conference ECB. Ma la robustezza della carta tedesca, con il 2 anni che torna verso i minimi di rendimento, non collima con “effetto tapering” sui bonds europei quest’oggi.
In realtà Draghi non dovrebbe andare oltre un generico riconoscimento del miglioramento del quadro macro, e qualche espressione di soddisfazione perchè “le misure stanno funzionando”. Il Presidente ECB ha più di una volta chiarito che il ritorno dell’inflazione al target deve essere sostenibile nel lungo periodo, mentre in Eurozone il grosso del lavoro è stato fatto dagli effetti base su energia, e l’inflazione core è rimasta su livelli bassi, ben sotto le proiezioni ECB.
Moderata sottoperformance anche oltreoceano al momento, con Wall Street che cede marginalmente. Una debolezza che si nota anche sul credito che, diversamente da quanto avviene in Eurozone, cede già da qualche seduta, sia pure compostamente (nel grafico il principale ETF high Yield).
Lampi di Colore 524
I treasury non beneficiano della modesta risk version, con il 10 anni da qualche giorno a stretto contatto con quota 2.50%. Chissa se un payroll forte venerdi non dia la spinta finale per la violazione di questo livello. Vedremo oggi che effetto otterrà l’ADP survey.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: