Usa, prende pian piano forma la politica di bilancio e di stimoli fiscali

A cura di Amundi Am
Durante il suo discorso al Congresso (28 febbraio), Donald Trump non ha fornito i particolari tanto attesi sulle misure di bilancio che intende varare. Si è limitato a ribadire quali sono i tratti generali della sua strategia: revisione dell’Obamacare, tagli fiscali per imprese e famiglie, investimenti infrastrutturali e deregulation. Tuttavia, a giudicare dalle dichiarazioni dell’amministrazione, il suo piano sta prendendo pian piano forma:
1) l’anno prossimo le spese militari cresceranno del 9% (ovvero 54 mld di dollari, pari allo 0,3% del PIL). L’esercizio fiscale 2018 inizierà nell’ottobre 2017. La crescita delle spese militari sarà interamente finanziata dal taglio ad altre voci del bilancio (a partire dagli aiuti ai Paesi stranieri).
2) i tagli fiscali andranno a beneficio soprattutto della classe media.
3) non verranno ridimensionati i programmi previdenziali, Medicaid e Medicare.

Poco tempo fa, D. Trump ha promesso anche un piano di ammodernamento degli aeroporti pur non fornendo particolari sulla tempistica o sui finanziamenti. Quali saranno le prossime fasi del bilancio? Negli Stati Uniti non esiste un calendario di bilancio predeterminato. Spetta alla Casa Bianca inviare una proposta di bilancio al Congresso, dove viene esaminata dagli esperti del Congressional Budget Office e poi dai parlamentari che presentano una loro proposta di bilancio. Il Congresso ha l’ultima parola,ma il Presidente può rifiutarsi di firmare.
Il 26 febbraio, il Segretario al Tesoro, Steven Mnuchin, ha fatto sapere: (1) che un primo pacchetto di misure sarà votato prima di agosto e (2) che entro metà marzo l’OMB (Office of Management and Budget) della Casa Bianca invierà un progetto di bilancio (blueprint).
Questo annuncio ha fatto credere per un po’ che il piano dettagliato del Presidente e dei finanziamenti sarebbe stato reso noto entro tale data. Questo fraintendimento è stato poi dissipato dal direttore dell’OMB, Mick Mulvaney. In definitiva, il 16 marzo l’OMB sottoporrà una bozza e non il progetto di bilancio vero e proprio, che non sarà disponibile prima di maggio. La bozza riassumerà le priorità principali dell’amministrazione, senza però scendere nel dettaglio riguardo alle tasse e al programma sulle spese.
Tuttavia, visto che il bilancio dell’esercizio 2017 dispone di una copertura soltanto fino al 28 aprile, il Congresso dovrà trovare una soluzione di finanziamento per il resto dell’esercizio fiscale che termina a settembre. Questo sarà il primo test sulla coesione dei repubblicani. L’incapacità di Donald Trump di muoversi con maggior rapidità (i suoi predecessori di solito mandavano i progetti di bilancio definitivi a febbraio o a marzo) illustra la frattura esistente in seno ai repubblicani. In particolare, il destino della tassa di confine, proposta dai repubblicani della Camera dei Rappresentanti per equilibrare il bilancio, è ancora incerto. I rischi associati (rafforzamento del dollaro, rottura delle catene del valore nel settore al dettaglio, inflazione) sono ritenuti troppo elevati.
Questa misura è stata respinta da numerosi senatori repubblicani ed è contrastata anche dal Segretario al Tesoro. Per contro, Paul Ryan (presidente della Camera dei Rappresentanti e sostenitore del progetto) sembra aver trovato un alleato importante in Steve Bannon, l’influente consigliere strategico di Trump. In questo contesto, è probabile che le discussioni sui finanziamenti del bilancio saranno lunghe e difficili.
Che impatto avrà tutto ciò sulla politica monetaria? Nonostante le numerose incognite, disponiamo ora d’informazioni sufficienti per concludere che i rischi relativi alla crescita e all’inflazione sono di natura rialzista. Questo è il motivo per cui numerosi membri della Fed si sono espressi a favore di un rialzo dei tassi sui fed fund il 15 marzo. In un’economia vicina alla piena occupazione, è diventato necessario ridurre il livello di accomodamento monetario per mantenere l’ancoraggio delle aspettative d’inflazione.

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