Gli USA dichiarano guerra alle banche svizzere

Washington sta affilando le armi contro le banche svizzere e i suoi clienti americani.

Dopo lo scandalo che ha travolto UBS in terra americana, l’Internal Revenue Service, sarebbe pronta ad estendere la propria indagine su tutti i conti ordinari dei cittadini americani espatriati.

Questo significa che il fisco americano potrebbe indagare non solo sui conti offshore, ma anche su quelli cosiddetti onshore. 

Per ora bocche cucite dall’IRS, ma il quotidiano newyorchese sostiene che il motivo è solo perché l’indagine rientra nel fascicolo UBS, non ancora concluso.

L’articolo aggiunge che il vero obiettivo dell’indagine sono i conti degli americani presso le banche svizzere, e sarebbe solo questione di tempo prima che queste vengano messe sotto torchio.

Se questi primi dettagli dovessero venire confermati, si tratterebbe di un vero e proprio shock per il sistema bancario svizzero e per l’ancora più importante attività di private banking, che da anni ha trovato negli Stati Uniti e nei suoi ricchi clienti un mercato importante.

Sempre in queste direzione vanno i rumors che vedono UBS pronta a cedere tutte le sue attività negli USA all’americana Morgan Stanley, e chiudere così un capitolo nero per la prima banca elvetica.

Il 10 febbraio verranno resi noti i dati di UBS ed il mercato teme ancora una forte perdita. Dai massimi di aprile 2007 il titolo ha perso il 75 per cento e viene scambiato sui 14 franchi, tuttavia sembra che il minimo non sia ancora stato toccato. Il management ha già comunicato di aver rinunciato ai bonus.

Il presidente Peter Kurer, sul cui mandato che scade ad aprile incombe la figura di Sergio Marchionne, attualmente vice presidente indipendente della banca, ha l’obiettivo di portare in pareggio l’unità entro la prima trimestrale del 2009, ma il compito non sembra facile da portare a termine.

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