Bad bank, dubbi sulla creazione

Continuano a trapelare le indiscrezioni sul piano di salvataggio, che verrà annunciato dal segretario al tesoro Timothy Geithner lunedì 9 febbraio.
L’amministrazione americana sempre orientata ad estendere le garanzie sugli asset tossici in bilancio nei principali istituti e di eseguire una nuova iniezione di capitale, attraverso l’acquisto di azioni privilegiate, che successivamente potranno essere convertite in azioni ordinarie.
Sembra quindi accantonata l’idea di creare una bad bank, in parte per il maggior costo sostenuto dal settore pubblico, ma soprattutto per le forti avversioni dell’opinione pubblica, che ritiene che la bad bank andrebbe a deresponsabilizzare completamente gli istituti colpevoli di aver assunto rischi eccessivi.

Per la creazione della bad bank bisognerebbe inoltre definire ancora un punto cruciale, ovvero il prezzo al quale lo stato dovrebbe comprare gi asset tossici ancora nei bilanci delle banche Usa. Trattandosi di attività che non dispongono più di un mercato di riferimento, non è facile eseguire una valutazione oggettiva, che non offra ulteriori distorsioni concorrenziali e polemiche sulle banche oggetto degli aiuti.

Rimane comunque il rischio che il nuovo piano, all’insegna della continuità con quanto già messo in atto dalla precedente amministrazione repubblicana, possa non essere sufficiente a ristabilire la fiducia, ma sia solamente una soluzione temporanea, nella speranza che il mercato da solo possa trovare un proprio equilibrio.
L’ultima stima resa nota nei giorni scorsi da Nouriel Roubini, uno dei primi esperti che predisse la gravità della crisi, ha ulteriormente aumentato, a 3,6 trilioni di dollari, la stima delle perdite per il sistema finanziario americano.

Ieri a Wall Street le banche americane hanno sovraperformato gli indici; Citigroup  +1,15%, a 3,53 dollari, Jp Morgan Chase +2,08% a 24,54 dollari, Bank of Americana +2,98% a 4,84 dollari. Proprio quest’ultima è stata oggetto di un forte rally avendo recuperato, nel corso della seduta, il calo del 12 per cento registrato nelle prime ore di contrattazioni.

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