Ecco perchè non ci sarà un “Bondmageddon”

A cura di Luke Farrell, direttore degli investimenti nel reddito fisso di Capital Group
Molti investitori esperti ritengono che la risposta a entrambe le domande sia un deciso “No.” In qualunque contesto, le obbligazioni rivestono molteplici ruoli nell’asset allocation complessiva. Inoltre, non tutte le obbligazioni sono penalizzate dall’aumento dei tassi: in particolare se questo avviene a un ritmo più lento del normale. Anche se la campagna della Fed volta ad aumentare gradualmente i tassi di interesse potrebbe rappresentare un ostacolo per i titoli a reddito fisso, gli investitori non hanno motivo di lasciarsi prendere dal panico.
Stando ai giornali e a Twitter, la bolla delle obbligazioni starebbe per scoppiare e ci staremmo avvicinando a quello che viene definito il “Bondmageddon”. Tuttavia la Fed prevede di agire in maniera piuttosto progressiva, effettuando quest’anno tre interventi da 25 punti base. Gli investitori obbligazionari si aspettano però un iter ben più graduale e il mercato dei future sconta solamente due rialzi. Come illustrato nella tabella seguente, negli ultimi anni la Fed ha spesso sovrastimato l’entità dei rialzi effettuati.
Secondo i principi base della matematica delle obbligazioni, a fronte di rialzi graduali molti fondi obbligazionari registrerebbero perdite riconducibili ai tassi molto ridotte, se non del tutto assenti. Prendiamo ad esempio l’Indice Bloomberg Barclays U.S. Aggregate, benchmark piuttosto diffuso nel settore. Considerandone il rendimento, la duration e altre caratteristiche alla fine del 2016 e tenendo costanti altri fattori, i tassi di interesse dovrebbero salire dell’1,3% (ossia oltre cinque rialzi da 25 punti base) nei prossimi due anni prima che gli investitori registrino una perdita. Si tratterebbe di un rialzo dei tassi addirittura maggiore di quello previsto dal mercato.
Inoltre bisogna tenere in considerazione che l’aumento dei rendimenti fa salire la domanda di obbligazioni la quale, a sua volta, aiuta a evitare che i rendimenti salgano in maniera eccessiva o troppo rapida. L’aumento dei rendimenti delle obbligazioni statunitensi continuerà ad attirare gli investitori stranieri, i cui mercati locali offrono rendimenti molto inferiori. Con l’aumento dei rendimenti, i fondi comuni, i piani pensione e le grandi compagnie assicurative potrebbero inoltre potenziare i loro investimenti nel reddito fisso.
Il mercato azionario è stato fortemente rialzista di recente, soprattutto grazie all’ottimismo legato ai cambiamenti politici e al potenziale stimolo infrastrutturale negli Stati Uniti. Tuttavia l’incertezza, sotto forma di un maggiore rischio geopolitico e di un potenziale incremento degli attriti sui temi del commercio globale e dell’immigrazione, sta adombrando le prospettive economiche globali. Tale situazione rappresenta un ostacolo per un inasprimento aggressivo da parte della Fed, sottolineando la necessità di detenere obbligazioni in grado di proteggere il portafoglio diversificando il rischio azionario e preservando il capitale.
Gli obiettivi politici più ottimisti dell’amministrazione statunitense non saranno realizzati prima di qualche mese almeno, anche se il mercato sta già scontando conseguenze positive. Alcune politiche potrebbero addirittura rappresentare un ostacolo per la crescita. Inoltre, il clima geopolitico sta sollevando più dubbi, che risposte, a livello di politiche economiche. Nei mercati interconnessi di oggi, eventuali turbative o debolezze all’estero sono spesso in grado di influire negativamente sui mercati e sulle società statunitensi.
Gli investitori sono prudenti nel considerare le implicazioni dell’aumento dei tassi, ma anche nel considerare i rischi per i mercati globali che non devono essere ignorati o sottovalutati. Ritengo dunque che possedere fondi obbligazionari che possano trarre vantaggio dall’aumento dei rendimenti e fornire una protezione dagli shock di mercato, mantenendo una scarsa correlazione con le azioni, sia oggi più importante che mai.

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