Inflazione UK più alta delle attese, ma per ora BoE resterà ferma

A cura di Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist, Schroders

Nel Regno Unito, l’inflazione è salita ai livelli massimi da settembre 2013, con il calo della sterlina post-referendum sulla Brexit che ha iniziato a far aumentare i prezzi dei beni importati. L’indice headline dei prezzi al consumo ha infatti mostrato un incremento passando dall’1,8% di gennaio al 2,3% a febbraio, superando il consensus (pari a 2,2%).

E’ da un po’ che l’inflazione cresce, soprattutto a causa dell’impatto negativo legato al venire meno, nella comparazione su base annuale, del crollo dei prezzi energetici globali. Tuttavia, sta gradualmente trasmettendosi ai prezzi al consumo anche il calo della sterlina, che prevedibilmente peserà sulle tasche delle famiglie nel corso dell’anno. Ci aspettiamo che nei prossimi mesi l’inflazione cresca al 3%, prima di raggiungere il picco verso fine estate, per poi tornare su una traiettoria discendente a circa il 2% nel 2018.

Per la Bank of England, questi nuovi dati sono una delusione. L’inflazione probabilmente supererà le stime della BoE e potrebbe spingere le autorità a considerare un rialzo dei tassi di interesse durante il 2017. In effetti, Kristin Forbes, membro in uscita del Comitato della Politica Monetaria, durante l’ultimo meeting ha votato a favore di un rialzo dei tassi e potrebbe trovare un maggiore supporto nei prossimi mesi.

Ci aspettiamo che la BoE per il momento non intervenga, poiché all’aumento dei prezzi al consumo non si accompagna un incremento dell’inflazione salariale. Di conseguenza, il reddito reale disponibile delle famiglie sta scendendo: ciò a sua volta dovrebbe ridurre la domanda e, di conseguenza, nel tempo, l’inflazione. Dubitiamo che la BoE possa decidere di aumentare i tassi di interesse in una fase in cui le finanze delle famiglie sono messe a dura prova.

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