Bce, no urgenza di ulteriori misure. Ma non è tapering

A cura di Gero Jung, Chief Economist di Mirabaud AM

Secondo la Banca Centrale Europea i mercati hanno dato troppo peso alla scelta da parte dell’Istituto di Francoforte di abbandonare il ricorso a “tutti gli strumenti a disposizione”, interpretandola come l’inizio di un tapering. Tale decisione in realtà è stata presa per comunicare, innanzitutto, l’avvenuta riduzione dei tail risk e, in secondo luogo, per segnalare che non  sussiste più un senso di urgente necessità  nel mettere in campo ulteriori azioni mentre è ancora in vigore una politica monetaria accomodante.

Infatti, se ad aprile inizierà un percorso più lento per il Quantitative Easing, con gli acquisti di asset che passeranno a 60 miliardi di euro al mese contro i precedenti 80 miliardi, sarà importante ricordare che con l’estensione del programma fino a dicembre, in realtà, si supereranno le attese iniziali (540 miliardi contro i 480 miliardi di euro inizialmente previsti).

Sul fronte macro, notiamo che a marzo il tasso d’inflazione è calato all’1,5% a/a, dopo aver toccato il 2% a febbraio. Innanzitutto, il contributo dei servizi è calato da 0,6 a 0,4 punti, mentre il contributo dei beni alimentari e dell’energia è calato rispettivamente di 0,1 e 0,2 punti percentuali. La pressione dei prezzi core resta pertanto bloccata allo 0,9%, limitata da una ripresa graduale nella dinamica dei salari, con stipendi ridotti per ogni dipendente. Inoltre, ad aprile è atteso un rimbalzo, supportato da un effetto stagionale. Tuttavia, non si osserva un trend durevole a questo punto, malgrado un leggero miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro con un calo del tasso di disoccupazione al 9,5%.

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