Draghi riporta la calma, Fed si svela più aggressiva

Di Vincenzo Longo, market strategist di IG

Chiusura contrastata per le borse europee a poche ore dal primo incontro ufficiale tra Donald Trump e Xi Jinping. L’importanza che gli operatori stanno dando a questo evento è moltissima, dato che interessa la prima e la seconda economia del mondo. Due saranno i punti su cui si concentreranno gli investitori: il commercio globale e i rischi geopolitici con la Corea del Nord. Come accaduto già in altre occasioni, ci aspettiamo che Trump possa ridimensionare le critiche mosse nei confronti del colosso asiatico e assumere un atteggiamento più moderato, visti i numerosi rapporti commerciali che esistono tra i due Paesi. Proprio ieri è arrivata la conferma ufficiale: la Cina è diventato il primo importatore di petrolio made in Usa, scavalcando il Canada.

Il sentiment sul mercato è migliorato nel corso del pomeriggio dopo una mattinata caratterizzata dalle vendite. A deprimere il mood degli operatori erano state le news arrivate ieri sera dagli Stati Uniti. I verbali della Federal Reserve relativi alla riunione di marzo hanno mostrato un atteggiamento più aggressivo rispetto alla percezione avuta post riunione, tra l’altro seguita dalla conferenza stampa della Yellen. Due i punti più inattesi:

  1. la Fed sarebbe pronta a ridurre il bilancio già a partire dalla fine dell’anno. La soluzione più probabile rimane quella di un mancato reinvestimento dei Treasury in scadenza (e non una vendita di questi sul mercato). Probabilmente il mercato non si aspettava una manovra prima della primavera del 2018. Noi crediamo che una misura in tal senso possa arrivare solo dopo che Trump abbia alzato il velo sulla sua riforma fiscale;
  2. secondo diversi governatori, l’equity Usa sarebbe sopravvalutato e lontano dai valori di equilibrio. Sebbene molti membri abbiano già fatto simili dichiarazioni di recente, è abbastanza insolito vedere la cosa messa nero su bianco in una riunione ufficiale della Fed.

Questi due elementi avevano spinto gli investitori a vendere equity e acquistare sui Treasury, con contestuale calo dei tassi. Tra le valute, il biglietto verde si era deprezzato particolarmente verso lo yen più per effetto del risk off che non del calo dei tassi sui Treasury, dato che i movimenti verso le altre valute erano rimasti decisamente più contenuti.

A stemperare l’avversione al rischio sono state le parole di Draghi che, in conferenza davanti all’Università Goethe di Francoforte, ha ribadito la necessità di una politica monetaria ancora ultra espansiva vista la persistenza di rischi al ribasso. L’atteggiamento accomodante di Draghi sembra confermare i rumors di Reuters della scorsa settimana, secondo cui il messaggio della Bce di marzo è stato interpretato con eccessiva euforia da parte degli operatori.

Anche i dati macro potrebbero aver giocato un ruolo nel recupero delle ultime ore. I dati settimanali sulle nuove richieste di sussidi di disoccupazione sono scese ben oltre le attese, registrando il maggior calo da 2 anni. Queste indicazioni, insieme a quelle arrivate dalle stime ADP di ieri, creano delle aspettative positive sui Non Farm Payrolls di marzo, in agenda domani pomeriggio.

L’impressione è che la rotazione di portafoglio di questo inizio aprile tra equity e bond possa durare qualche settimana, soprattutto se il mood di avversione al rischio dovesse accentuarsi in vista del voto francese. Nel breve, quindi, correzioni sono ancora possibili, mentre in un orizzonte di medio lungo periodo siamo ancora positivi, soprattutto sull’equity europeo. Fintantoché i dati macro continuano ad essere solidi non vediamo rischi particolari per i mercati.

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