Asset allocation: le azioni beneficiano di una crescita generalizzata

A cura di Pictet Am
Prosegue la ripresa sincronizzata e generale dell’economia globale, sostenuta dalla maggiore fiducia di imprese e consumatori tanto sui mercati  avanzati che emergenti. Tale trend,  accompagnato da fattori tecnici favorevoli e da un processo di normalizzazione dei tassi di interesse molto graduale, rafforza il nostro giudizio positivo sulle azioni. Manteniamo invece un posizionamento complessivamente neutrale sulle obbligazioni pur confermando la sovraesposizione ai Treasury USA, detenuta a fini di copertura contro possibili tensioni politiche.
Come per il voto sulla Brexit, anche l’esito delle elezioni presidenziali in Francia – il primo turno avrà luogo il 23 aprile – potrebbe avere effetti negativi sui mercati  in caso di vittoria a sorpresa di Marine Le Pen, candidata del partito di estrema destra Front National. Negli USA, la mancata approvazione della riforma sanitaria voluta da Trump ha alimentato i timori circa la capacità della nuova amministrazione di realizzare le altre promesse elettorali, tra cui taglio delle tasse e incremento della spesa per le infrastrutture.
Gli indicatori del ciclo economico  confermano la nostra  view secondo cui attualmente l’economia mondiale attraversa una fase di espansione sincronizzata. I nostri indicatori anticipatori proprietari sono prossimi ai picchi di dicembre 2013, mentre l’indice mondiale dei responsabili degli acquisti  (PMI) ha raggiunto i massimi da aprile 2011. A livello mondiale,  i consumi,  principale  driver della ripresa,  crescono a un tasso  annualizzato del 3,3% e da oltre tre anni l’espansione procede a un ritmo superiore alla media di lungo periodo. Ancor più incoraggiante è l’andamento degli investimenti privati, in rapido aumento dopo anni di crescita modesta.
Le società sono fiduciose circa i livelli della domanda finale e dispongono di un’abbondante liquidità pronta  per essere investita.  Si prevede un aumento del 4-5% annuo degli investimenti tecnici, pari a circa il 20-25%  del PIL mondiale,  che potrebbe far salire i tassi di crescita globali anche dell’1%.
Negli Stati Uniti, alcuni indicatori mostrano una fiducia di consumatori e imprese ai massimi di sempre. Tuttavia, il quadro favorevole dipinto dagli indicatori del sentiment non è confermato del tutto dai dati economici, una situazione in contrasto con i trend storici. In tale contesto, non si esclude che l’economia statunitense possa  deludere le attese nel medio periodo, in particolare se il tasso  di inflazione dovesse restare al di sopra del 3% annualizzato, con la conseguente riduzione del potere  d’acquisto dei consumatori.
Nell’Eurozona la ripresa economica si conferma resiliente  nonostante i rischi politici. Alla luce di una crescita superiore al tasso  tendenziale dell’1,5-2%, la Banca Centrale Europea dovrebbe ridimensionare il programma di acquisto di bond o alzare i tassi di deposito già nel primo trimestre 2018. In Giappone potrebbe verificarsi una nuova accelerazione della crescita, sostenuta da una forte domanda estera, dai progressi  sul mercato del lavoro e dal costante allentamento monetario della Bank of Japan.
In Cina la ripresa economica è trainata dal miglioramento della domanda estera: le esportazioni nominali globali, infatti, sono aumentate a un ritmo superiore alla media, pari al 12% annuo.  Al contempo, gli utili industriali crescono a un tasso del 30% circa poiché l’inflazione dei prezzi alla produzione sostiene i margini di profitto. I deflussi di capitali sono diminuiti anche grazie al recente aumento dei tassi interbancari a breve, che ha favorito la stabilizzazione dello yuan. In febbraio le riserve in valuta estera sono risalite al di sopra della soglia di USD 3.000 miliardi. L’aumento delle esportazioni favorisce anche altre economie emergenti, dove la crescita reale è in ripresa dopo aver toccato i minimi a dicembre 2015.
I nostri indicatori della liquidità restano stabili su livelli neutrali.  Le principali banche centrali continuano a offrire consistenti stimoli monetari compensando così la scarsa liquidità del settore privato. Negli USA la crescita dei finanziamenti commerciali e industriali è scesa al di sotto del 3% annuo in termini reali rispetto  al 10% di un anno fa. Si prevede comunque un inasprimento delle condizioni di liquidità nel secondo semestre 2017  dato un probabile  nuovo rialzo dei tassi da parte  della Federal  Reserve.  Anche le dichiarazioni  delle banche centrali di Cina, Area Euro e Regno Unito sono sempre più intransigenti.
Le valutazioni dell’azionario USA si confermano onerose. Diversi parametri, come la capitalizzazione di mercato rispetto al PIL (ora al 132%) e il P/E depurato delle oscillazioni cicliche (ora a 30) sono saliti a livelli che non si vedevano  dal 1999.
A livello settoriale, i titoli industriali presentano ancora le valutazioni più elevate,  mentre quelli delle telecomunicazioni sono i più convenienti. Le azioni restano più interessanti rispetto  ai bond anche se la lieve diminuzione del premio per il rischio e la minore liquidità in eccesso potrebbero avere effetti negativi. Le previsioni di utili sono positive; i nostri modelli, infatti, suggeriscono che per la prima volta dal 2010  la crescita dei profitti globali potrebbe facilmente superare le attese di consensus, pari al 12% nel 2017. Storicamente, le azioni hanno messo  a segno nette sovraperformance negli anni in cui le attese di utili sono state riviste al rialzo, come nel 1988, nel triennio 2004-2006 e nel 2010.
I nostri indicatori  tecnici si confermano positivi per le azioni. Alcuni dei parametri utilizzati, come l’indicatore US Investors Intelligence  Advisors’ Sentiment e il rapporto tra P/E prospettico a 12 mesi e VIX evidenziano  una flessione dopo i massimi trentennali del mese  scorso.

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