Elezioni francesi: i commenti degli analisti

Dopo il primo turno delle elezioni francesi gli analisti si interrogano sul significato delle reazioni del mercato e su cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime settimane. Di seguito un compendio delle principali opinioni:

Nicolas Forest, Global Head of Fixed Income Management, Candriam Investors Group, così commenta: “I sondaggi hanno finalmente avuto ragione. Senza sorprese, Emmanuel Macron e Marine Le Pen sono passati al secondo turno delle elezioni presidenziali francesi, con risultati vicini ai livelli previsti. Non ci sarà quindi alcun effetto Trump o Brexit. E la probabile vittoria di Macron allontana le prospettive di crollo dell’Europa. Qualche settimana dopo le elezioni olandesi, e prima del voto inglese, questi risultati sono dunque una risposta alle paure legate al populismo. I mercati hanno accolto positivamente questa notizia, con una riduzione significativa dello spread tra OAT e Bund, pari a 14 punti, e un aumento dell’euro superiore all’1%. La potenziale vittoria di Macron è in effetti percepita come la vittoria dell’Europa. Mentre 8 degli 11 candidati volevano rinegoziare i trattati europei, Macron è il candidato più favorevole alla costruzione europea e dovrebbe rivelarsi un negoziatore saggio nell’ambito di Brexit. Questa è anche la vittoria del liberalismo. Attraverso le sue riforme delle pensioni, del mercato del lavoro o della pubblica amministrazione, Macron dovrebbe contribuire a una maggiore flessibilità nella gestione del deficit francese. Il differenziale tra OAT e Bund potrebbe continuare a restringersi e ritornare sui livelli pre-elettorali. Gli investitori asiatici dovrebbero tornare sul debito francese, in gran parte abbandonato dopo l’inizio danno, dato il rischio costituito dalle candidature di Le Pen e Mélenchon. In questo quadro, Mario Draghi ha ormai il campo libero per adattare progressivamente la sua comunicazione, durante la riunione di giugno, aprendo la strada a un rallentamento degli acquisti di asset mensili. Non bisogna attendersi nessun cambiamento questa settimana, ma le recenti divergenze in seno alla BCE lasciano presagire l’annuncio di una riduzione degli acquisti. La scorsa settimana, il 60% degli economisti si aspettava un annuncio in tal senso a settembre, mentre solamente il 50% anticipava un possibile rialzo dei tassi di deposito nel terzo trimestre del 2018. Una vittoria di Macron lascerebbe spazio a una stretta degli acquisti prima delle attese. E sebbene Mario Draghi voglia evitarla, riteniamo che essa rafforzerebbe l’euro e produrrebbe una progressiva risalita dei rendimenti dei tassi tedeschi”.

“Il popolo francese ha mandato un chiaro messaggio all’establishment – spiega invece Azad Zangana, Senior European Economist & Strategist, Schroders:è stanco della mancanza di scelta e di progressi sul fronte dell’offerta politica. Il Partito Repubblicano, che solo pochi mesi fa sembrava essere l’unica scelta per la Francia dopo gli scarsi risultati nei sondaggi da parte di François Hollande, è stato relegato al terzo posto con solo il 19,9% dei voti. I socialisti sono finiti addirittura quinti, con il 6,3% delle preferenze, risultato che potenzialmente segna la fine del partito. L’ex ministro dell’Economia, Emmanuel Macron, ha ottenuto il maggior numero di voti, con il 23,9%, seguito dal candidato di estrema destra, Marine Le Pen (21,4%), diventando così il favorito per il ballottaggio, che si terrà il 7 maggio. Anche nel caso in cui Macron fosse arrivato secondo alle spalle di Le Pen, ci si aspettava che egli costituisse la seconda scelta della maggior parte dei votanti. In effetti, i sondaggi lo danno vincente contro Le Pen, con uno scarto di 30 punti, in uno scontro testa-a-testa. Per gli investitori, i risultati costituiscono una buona notizia, come dimostra il rialzo del 2% fatto segnare dall’euro contro il dollaro da settimana scorsa. Macron, su posizioni centriste ed europeiste, non solo aiuterà a stabilizzare l’Unione Europea, ma anche a costruire meccanismi di sostegno più solidi. Rispetto a Le Pen, che vuole portare la Francia fuori dall’euro, Macron è di gran lunga il candidato preferito. Ora, la campagna elettorale metterà a confronto i due candidati: ci aspettiamo che il dibattito non si sviluppi lungo la consueta linea di demarcazione destra/sinistra, ma piuttosto su un confronto tra un’idea di Francia che guarda fuori da suoi confini e una di un Paese concentrato sul proprio territorio. Le Pen sosterrà che la globalizzazione ha fallito e che la Francia dovrebbe cercare di utilizzare politiche protezionistiche per contrastare i danni subiti dai lavoratori francesi. Macron, invece, sottolineerà come la globalizzazione e l’Unione Europea hanno portato benefici al Paese, a livello economico e di sicurezza, e che adottare misure anti-competitività non è la risposta giusta. Il candidato europeista sosterrà poi la necessità di riforme mirate per aiutare chi è rimasto indietro. La sfida non è certamente finita, ma gli investitori probabilmente si sono tranquillizzati e iniziano a pensare alle valutazioni più attraenti dell’azionario europeo, un mercato che ha faticato a tenere il passo delle opportunità globali offerte dal contesto di reflazione, proprio a causa dell’incertezza politica”.
Tim Stevenson, gestore di Henderson Global Investors, è dell’idea che “La ragione del rialzo dei mercati è rappresentata dal fatto che i mercati europei negli ultimi 12 mesi sono stati frenati dal rischio politico. Questo rischio è stato accentuato dai tweet del presidente statunitense Donald Trump e dalle opinioni prevalenti della stampa nel Regno Unito, in generale fortemente anti-europeista. I mercati finanziari europei temevano l’impatto delle sorprendenti scelte di Brexit e Trump e il crollo dell’establishment. In un certo senso questo è accaduto, dal momento che nessuno dei partiti che sono stati al potere negli ultimi 30 anni sarà al governo dopo il 7 maggio. La differenza risiede nel fatto che Macron è relativamente centrista, nonché un convinto europeista. I mercati hanno risposto così positivamente poiché a questo punto appare quasi certo che, dopo le elezioni tedesche che si terranno a settembre, quello che era stato correttamente definito (da Citi) il “political risk premium” in Europa diminuirà e consentirà agli investitori di concentrarsi su: miglioramento delle economie europee (ad eccezione della Gran Bretagna); l’enorme sconto con cui scambiano i mercati azionari europei rispetto a quelli statunitensi; il fatto che che i profitti delle società europee sono finalmente in crescita dopo uno stop di sei anni. Non riteniamo di dover apportare grossi cambiamenti alla nostra strategia. Siamo infatti già relativamente in sovrappeso sulla Francia e siamo ben posizionati per sfruttare il graduale miglioramento dell’attività economica e dei rendimenti che continuiamo a intravedere. Nel nostro portfolio sono presenti due titoli bancari, una compagnia di assicurazioni e un fund manager francese, dunque siamo abbondantemente overweight sui titoli finanziari francesi. Nel complesso siamo underweight sulle banche ma overweight su altri settori finanziari”.
“Certo, il peggio — un secondo turno tra Marine Le Pen e Jean Luc Mélenchon — è stato evitato, ma il voto di ieri mostra una Francia divisa a metà sulle grandi questioni economiche, e lasciarsi andare ai trionfalismi sarebbe ingenuo e pericoloso”. Così Andrea Goldstein, Managing Director di Nomisma, commenta la vittoria di ieri di Emmanuel Macron. “Quasi la metà degli elettori, se sommiamo estrema destra ed estrema sinistra, ha votato per candidati che proponevano di uscire dall’Euro, sia pure con modalità diverse, e mettevano radicalmente in dubbio tutto il processo d’integrazione europeo degli ultimi 60 anni. I toni sono diversi, ma la diagnosi è che la Francia soffre di troppo liberalismo e di troppa apertura e che solo un ritorno del nazionalismo permette di offrire protezione, sia economica, sia contro il terrorismo. Di fronte a questo scetticismo, particolarmente radicato nelle zone del paese maggiormente esposte alla concorrenza internazionale, cinese in primis, i discorsi delle élite sono sempre più percepiti come astratti e in mala fede”. Secondo Goldstein, “la grande sfida per Macron nelle due settimane prima del voto del 7 maggio sarà convincere il 76% dei francesi che non lo hanno votato che la sua formula centrista è veramente rivoluzionaria. Questo richiede una grossa empatia verso i ceti medi nelle zone periurbane, così come la massa dei disoccupati e di chi ormai e così scoraggiato da aver rinunciato a cercare un lavoro. Per convincerli che erigere barriere, come propone Marine Le Pen, non porterebbe da nessuna parte, ma anche che c’è spazio per tutti, e non solo per chi ha un’istruzione di eccellenza, in una Francia aperta e accogliente”. “Fare leva solo sulle paure”, conclude Goldstein, “non sarebbe sufficiente. Brexit, Trump e referendum italiano del 4 dicembre hanno mostrato che il cielo non cade semplicemente perché gli elettori privilegiano il populismo e il rifiuto verso la politica dei partiti. A Macron il non facile compito di arrivare all’Eliseo con un mandato pienamente rappresentativo”.
Steven Bell, Chief Economist e Serge Pépin Investment Specialist Azionario Europeo di BMO Global Asset Management, commentano così gli esiti delle elezioni francesi: “Il primo turno delle elezioni francesi non è stato particolarmente degno di nota: l’esito non si è discostato di molto dalle indicazioni dei sondaggi. Ma la portata della reazione del mercato mostra quanto gli investitori fossero inquieti, preoccupati che gli attuali sondaggi potessero portare a un altro shock. Fino ad ora questa mattina le azioni francesi (futures) stanno registrando una crescita del 5% e l’EuroStoxx ha guadagnato il 3%, un balzo significativo. A questo punto, con l’economia globale in fase di costante ripresa, il sospiro di sollievo supererà i confine del Vecchio Continente e i mercati azionari potrebbero registrare una giornata di successo. Di certo i problemi legati al progetto europeo rimangono. Il Movimento Cinque Stelle potrebbe ancora conquistare il potere in Italia l’anno prossimo, la disoccupazione rimane troppo elevata in molti Paesi, ma un grande ostacolo è stato messo alle spalle e ci aspettiamo che le azioni europee possano registrare una performance robusta a partire da questo momento. I rendimenti del Bund cresceranno ma restano eccezionalmente bassi e gli spread periferici sono destinati a ridursi. L’euro ha messo a segno un rimbalzo, ma la portata di tale incremento sarà limitata a causa delle contenute posizioni allo scoperto  sulla moneta unica. L’Europa ha dinanzi a sé una prospettiva di diversi anni di crescita superiore alla media, con tassi di interesse e inflazione bassi. Dopo anni di delusione, il 2017 può essere l’anno dell’Europa. Per la prima volta nella politica moderna francese, entrambi i partiti tradizionali, repubblicani e socialisti, sono stati eliminati nel primo turno. Il panorama politico francese è cambiato radicalmente, riflettendo la rabbia dell’elettorato. Le notizie dei risultati iniziali sono state positive per la valuta dell’Euro-club. Nelle operazioni di trading overnight, l’Euro stava avanzando nei confronti delle maggiori valute, toccando i massimi degli ultimi cinque mesi contro il dollaro. E le azioni potrebbero seguire lo stesso percorso in mattinata. I mercati finanziari avrebbero sofferto notevolmente se al ballottaggio fossero andati Le Pen e Mélenchon. Naturalmente le prossime due settimane potrebbero tenere gli investitori sulle spine sebbene una qualsiasi reazione negativa del mercato sarà probabilmente attutita dall’incoraggiante contesto macroeconomico in Europa così come dal supporto garantito dalla politica monetaria della BCE: i sondaggi più recenti incoronano Macron vincitore al secondo turno con un margine di più dei 20% su Le Pen”.
Léon Cornelissen, Chief Economist e Lukas Daalder Chief Investment Officer di Robeco, notano invece che “Le possibilità di vedere Marine Le Pen all’Eliseo sono diminuite: i sondaggi pre-elettorali incoronavano Macron come suo principale antagonista, con una possibile vittoria 61% a 39% nel secondo turno. Adesso le possibilità di vittoria di Macron sono vicine al 90%.  La presidenza Macron, nel breve termine, potrebbe rappresentare un beneficio per l’attuale fase di rialzo del ciclo del business all’interno dell’Eurozona e dovrebbe escludere la possibilità di un’uscita di Parigi dall’Eurozona e dall’Unione Europea. Le azioni europee dovrebbero registrare performance superiori a quelle dei mercati globali anche se il rialzo potrebbe essere smorzato dal rafforzamento della moneta unica, adesso in rialzo dell’1,5% in seguito al risultato elettorale francese. Non è dunque una sorpresa che il mercato obbligazionario francese abbia apprezzato l’esito, con un riduzione dello spread rispetto all’obbligazionario tedesco. La “Frexit” non è mai stata un’idea popolare in Francia, come ha dimostrato il recente approccio più morbido in materia di Marine Le Pen ed ora non sarà più in agenda per vari anni. Macron era l’unico candidato a nutrire un certo scetticismo nei confronti del Cremlino, aspetto che faciliterà il prosieguo di relazioni amichevoli con Berlino. Al momento, l’economia francese sta beneficiando di una fase di rialzo ciclico, con un rafforzamento della crescita introno all’1,5% nel corso dell’anno. Tuttavia, i timori rimangono nel medio termine. Macron non ha alle spalle i due principali partiti: dopo le elezioni parlamentari a giugno, dovrà molto probabilmente lavorare con un governo di coalizione. Ci chiediamo se sarà capace o realmente intenzionato a portare avanti la sua agenda economica modestamente riformista, oppure la Francia continuerà a rimanere indietro rispetto alla Germania, aumentando così i rischi politici di lungo termine in vista delle elezioni presidenziali. I mercati finanziari si concentreranno adesso sull’Italia, laddove il Movimento Cinque Stelle è adesso in testa ai sondaggi in vista delle prossime elezioni che dovranno essere indette entro maggio 2018. Una maggioranza parlamentare euro-scettica è un’ipotesi probabile, nonostante si tratterebbe di qualcosa leggermente diverso da una coalizione di governo attuabile”.
“Nelle ultime settimane, con le proiezioni sempre più testa a testa, le elezioni hanno suscitato una crescente attenzione tra gli operatori di mercato – notano infine gli analisti di Goldman Sachs. – Come abbiamo rilevato nel nostro Investment Outlook 2017, l’emergere del populismo in Europa, sia a sinistra che a destra, ha aumentato le apprensioni sulla coesione dell’Unione Europea e dell’Unione Monetaria. Le Pen, un candidato di destra, ha condotto una campagna contro l’adesione della Francia all’Unione Europea e l’Unione Monetaria. Ora ci aspettiamo che il mercato si concentri sul dibattito presidenziale previsto per il 3 maggio e sugli exit poll che condurranno al voto del 7 maggio.
Con i mercati che hanno adottato un atteggiamento prudente in vista del primo turno, Goldman Sachs ritiene che:

  • I mercati probabilmente sono soddisfatti del risultato. Gli operatori di mercato a nostro avviso erano preoccupati soprattutto di due possibili scenari: 1) una vittoria significativa di Marine Le Pen, oppure 2) una ballottaggio tra la Le Pen e Jean-Luc Mélenchon. Nessuno dei due scenari si è materializzato.
  • E’ probabile che il re-pricing del mercato sia moderato. Riteniamo che il premio per il rischio incorporato nelle valutazioni di mercato in relazione alle elezioni francesi sia stato limitato e che quindi la portata del repricing sarà modesta. Ci aspettiamo sostegno all’Euro e ai titoli di stato francesi, e un impatto positivo sulle azioni europee, che, tuttavia, hanno registrato buone performance negli ultimi mesi (l’indice Euro Stoxx 50 è aumentato del 4,6% da inizio anno), in un contesto in cui i miglioramenti dei dati economici europei sembrano aver messo in ombra le preoccupazioni politiche.
  • E’ probabile che il candidato centrista Macron diventi il prossimo presidente francese. A nostro avviso, i risultati del primo turno e i sondaggi suggeriscono che Macron sia favorito rispetto alla Le Pen al secondo turno. Nonostante i sondaggi siano sotto scrutinio dopo le sorprese negli Stati Uniti e nel Regno Unito, i risultati del primo turno in Francia sembrano molto coerenti con i sondaggi prima del voto.
  • Probabilmente il rischio politico in Europa tenderà a scendere nella lista di priorità degli operatori di mercato. Nel caso in cui Macron vinca le elezioni, ci aspettiamo una continuità di linea politica, dato che Macron era già ministro dell’economia nell’attuale governo guidato dal presidente Hollande. In tal caso, sia le elezioni olandesi che quelle francesi non avranno portato cambiamenti significativi nello status quo in Europa.

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