Preparare consulenti per la Mifid 2

Ricevo da non poche banche inviti a presentare progetti per valutare il personale a diretto contatto con la clientela nella prestazione di servizi di consulenza e di informazioni inerenti strumenti finanziari, depositi strutturati, servizi di investimento o accessori, che dovrà possedere specifici requisiti di professionalità da mantenere nel tempo. La domanda è anomala rispetto alla consuetudine degli operatori della formazione abituati a essere proponenti trovando resistenze e rinvii per le loro proposte. Alcune istituzioni attendono invero la pubblicazione del regolamento Consob conforme al testo Mifir, altre anticipano tale documento.

I contenuti del progetto comprendono una fase di assessment per valutare la preparazione e le attitudini del personale con conseguente individuazione dei fabbisogni formativi nelle diverse aree di competenza
professionale. Al termine viene previsto un secondo test il cui superamento consentirà alle banche stesse di disporre di documentazione idonea a dimostrare alle autorità di vigilanza il possesso verificato e certificato dei requisiti minimi previsti. L’attesa delle banche è quella di poter disporre del maggior numero di soggetti dotati della capacità di agire fin dall’entrata in vigore della direttiva. Il risultato degli assessment dimostra peraltro un gap formativo con forte concentrazione nelle materie dei prodotti e servizi meno semplici (ma apportatori di maggiori ricavi di consulenza) e dei processi di asset management e gestione dei portafogli. Come di consueto si ha l’impressione che si agisca in tempi ristretti, budget contenuti e forzando la volontà di un personale parzialmente non motivato verso questo ulteriore cambiamento.

Questa situazione nell’area Ocf mi appare parallela alle esperienze vissute negli ultimi due anni con riferimento ai requisiti previsti dall’Ivass e dall’Oam. Mi auguro tuttavia che i risultati siano ugualmente soddisfacenti, pur desiderando evidenziare i rischi dell’agire sotto stress delle scadenze.

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