Vigilando con juicio tra QE e Npl

I mercati finanziari sono condiziona-ti da tempo da azioni di mercato aperto e operazioni non convenzionali condotte dalla Banca centrale europea, la quale governa con (moral) suasion un’economia frangibile e non adeguatamente supportata dalla politica economica. Al di là di critiche opponibili da una visione liberista, i risultati ottenuti negli ultimi cinque anni sono efficaci sotto il profilo difensivo rispetto alla recessione (di più) e alla deflazione (di meno), ma non hanno adeguato riscontro quale spinta verso il rilancio, come riconosciuto dalla stessa Banca centrale europea, costretta a prolungare il Quantitative easing oltre l’originaria previsione e anche oltre l’obiettiva sostenibilità di una misura così anomala. Un’altra area di attività delle banche centrali concerne la vigilanza sulla solidità delle banche, al momento in fase di transizione con il congiunto operare della Bce e delle Bc nazionali, in attesa dell’ancora complessa unione bancaria. In tale contesto destano attenzione gli Npl. Esulando dalla comprensibile posi- zione delle banche, si palesa un eccesso di rigidità in un momento inadatto, per quanto l’Italia sia il 16° paese per Npl/ crediti a livello di Eurozona. L’azione inoltre interviene dopo ampi acquisti al ribasso di portafogli distressed delle banche in difficoltà. La nuova misura impatta negativamente sulle banche “migliori” obbligandole a comporta- menti non liberi nella gestione del loro ebitda, con effetti negativi sull’appetibilità delle loro azioni e obbligazioni quotate, il contrario di quanto auspica- to dagli operatori. Appare inopportuno un comportamento non uniforme del soggetto Bce, ancora riconosciuto nel suo ruolo negli ultimi anni, di fronte a un tema che non deve essere sottaciuto, soprattutto per i nuovi Npl, non quelli già in essere.

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