Il Bitcoin subordinato

Il 3 gennaio sono entrate in vigore le regole della cosiddetta Mifid 2. Sul mercato c’è molta aspettativa soprattutto perché i nuovi regolamenti dovrebbero garantire più trasparenza e vantaggi ai risparmiatori-investitori in questi ultimi anni sin troppo vessati dalle vicende bancarie. Attenzione però: le regole c’erano anche prima, sono stati gli uomini che non hanno saputo o voluto applicarle generando disastri più dolosi che colposi.

C’era un mare di regole in vigore quando una delle banche fallite chiedeva ai suoi clienti se avessero mai comprato “un Bot, un Cct, un prodotto derivato, un’obbligazione ordinaria o un’obbligazione subordinata”. Naturale che un qualunque cliente rispondesse sì.

Chi è quel risparmiatore che non ha mai comprato un Bot o un Cct? Ma quel cliente con il suo sì diceva alla banca che conosceva anche le obbligazioni subordinate e quindi si scavava la fossa sotto i suoi piedi.

Ora attenzione. C’è un nuovo rischio che si affaccia sulle soglie dei risparmiatori. Tutti euforici per la gran rincorsa della criptovaluta di cui, siamo sicuri, la maggior parte di chi oggi ne parla con sprovveduta contezza, fino a ieri sapeva poco o niente. Attenti, il trappolone è sempre dietro l’angolo: per esempio, scrive un noto studio legale specializzato nella materia, “il rischio per gli operatori che acquistano, creano e convertono queste criptovalute può essere quello di replicare i modelli tipici del mercato finanziario e del sistema dei pagamenti, oggetto di attività riservata, e quindi incorrere negli stessi ambiti legislativi e normativi”.

Occhio soprattutto a quando arriveranno le Ico, che altro non sono se non le offerte pubbliche di acquisto di Bitcoin paragonabili a quelle dei titoli in Borsa (Ipo). In Italia chi tutelerà i risparmiatori? Basterà la Mfid2? O forse, come sta già facendo la Sec, ci sono regole da riscrivere? Per cortesia cerchiamo di evitare il… Bitcoin subordinato.

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