La vigilanza ha fallito

Adesso finalmente ci sarà un prezzo ufficiale, ci sarà un mercato, una qualche forma di riconoscimento, ma tutte le
criptovalute, non solo il bitcoin, sono la prova provata della insufficienza e forse anche dell’inutilità della vigilanza.
Com’è potuta nascere una valuta (se tale è o sono) infrangendo il monopolio dello Stato e delle banche centrali o anche delle banche o istituti autorizzati a emettere valuta o altri mezzi di pagamento? Come ha potuto funzionare senza la coattività delle regole rigidissime sulla moneta, in tutti i sensi? Viene quasi da chiedersi se valga la pena di
mantenere in piedi apparati costosissimi per la gestione e il controllo della valuta e dei mercati, quando chiunque può emettere qualcosa che assomigli a una valuta e alla fine le regole che vi presiedono sono rispettate senza interventi dell’autorità. Le vicende delle banche italiane hanno reso manifesta l’insufficienza, per non dire l’inutilità dei controlli; la crescita delle criptovalute estende questa sensazione a tutto il mondo. Come si controllerà la massa monetaria, una volta che manchino i dati per farlo? E come avverranno i controlli antiriciclaggio e di ogni tipo, dal market abuse alla fiscalità? Per ironia della sorte sembra (il dubbio è d’obbligo) che il responsabile ucraino della borsa delle criptovalute (ovviamente borsa “privata”) sia stato rapito con conseguente riscatto anonimamente pagato in bitcoin. Come pure isole caraibiche sono state messe in vendita con pagamento in criptovalute. E non è un mistero che i gruppi estremisti (ma sono solo loro?) raccolgano fondi tramite criptovalute per aggirare i controlli e mantenere l’anonimato dei “benefattori”. Nell’anonimatopiù totale è impossibile per qualunque soggetto obbligato controllare la persona con cui tratta e l’effettivo dominus dell’operazione. Eppure era così semplice adottare un provvedimento da parte degli Stati di messa al bando delle criptovalute. Perché non è stato fatto? Si aspetta forse una crisi?

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