Poveri risparmiatori sprovveduti crescono

Incrociando tre recenti rapporti di Banca d’Italia, Consob e Prometeia, viene fuori l’immagine di un Paese molto particolare. Vediamo. Secondo Bankitalia “il 30% di famiglie più povere detiene l’1% della ricchezza netta, mentre il 5% più ricco ne controlla il 30%”. Ma c’è anche di peggio: quasi una persona su quattro (23%) è a rischio povertà. Poi c’è una fascia di mezzo, difficilmente rilevabile, che si è vista ridurre considerevolmente la sua capacità di spesa. A tutto questo aggiungiamo la crisi delle banche e l’immagine del risparmio tradito che ormai pervade il Paese. Ma attenzione: secondo la Consob, in un mercato con sempre meno certezze, gli italiani si dividono in tre gruppi omogenei: chi pensa che l’investimento proprio non ci sia; chi ancora crede negli immobili; chi indica invece gli investimenti finanziari reputati più sicuri. Ma quest’ultimo “aggettivo” è quello che forse dovrebbe preoccupare
di più, perché leggendo proprio il Rapporto 2017 della Consob il 35% delle famiglie italiane non ha la benché minima consapevolezza di quali e quanti siano i rischi quando si investe. Tant’è che il 59% degli intervistati ritiene che le azioni siano meno rischiose delle obbligazioni. Nonostante tutto, secondo un rapporto di Prometeia, dal 2014 gli italiani hanno investito oltre 300 miliardi di euro in prodotti gestiti a discapito degli investimenti in titoli di debito (pubblici e bancari), penalizzati da una bassa redditività e dai cambiamenti regolamentari. Sempre secondo Prometeia, a fine 2019 i prodotti gestiti costituiranno un terzo del portafoglio di investimenti finanziari delle famiglie. Morale: gli italiani saranno anche poveri e sprovveduti, ma sono dei risparmiatori incalliti.

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