Il curriculum? Presentatelo al robot

La raccomandazione in Italia ha sempre funzionato. Poi vengono magari il titolo di studio, la pratica, le lingue, il curriculum, che insomma sono la chiave per provare ad aprire la porta a un posto di lavoro. Ma l’impatto dell’intelligenza artificiale e della robotica sulle attività dei professionisti delle risorse umane sta crescendo. Si tratta di un lavoro che prevede, se fatto in modo tradizionale, la raccolta di informazioni principalmente attraverso le notizie contenute nei curriculum. Questo processo fino a poco tempo fa era un’attività esclusivamente umana.
Oggi lo scenario è cambiato. Lo testimonia una ricerca dell’Associazione dei direttori del personale tra i propri 3mila associati. Oltre il 58% degli intervistati negli ultimi tre anni ha usato sistemi digitalizzati nei processi di reclutamento e selezione: il 63% per le attività di pre-screening; il 45% per l’analisi automatizzata dei curriculum e dei profili nei database; il 27% per un’analisi motivazionale tramite un check sui social e per verificare la web reputation; il 25% per fare interviste virtuali; il 19% per un’analisi semantica dei curriculum, l’11% per esaminare i video. I vantaggi sono principalmente la velocizzazione dei processi di reclutamento e selezione per il 60%, e il risparmio di tempo per il 58%. Non è che a un certo punto avremo degli impiegati tutti uguali per rispondere ai criteri di selezione robotizzati in una specie di socialismo reale delle funzioni? Tranquilli. Per l’uomo c’è ancora speranza. “L’intelligenza artificiale non potrà mai sostituire il processo di selezione e valutazione umana dei candidati”, afferma Isabella Covili Faggioli, presidente di Aidp. “La decisione finale sui candidati rimane un imprescindibile fattore umano”. Fracchia sarà felice.

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