Secondo i dati di Banca d’Italia le famiglie italiane nel 2017 hanno investito 57 miliardi in fondi comuni, 31 in depositi bancari, 33 in polizze vita e fondi pensione. Più cash, risparmio gestito e previdenza insomma. Allo stesso tempo, le famiglie italiane hanno disinvestito 42 miliardi dai bond bancari, 42 dalle società non quotate (Spa e Srl di famiglia più altre imprese non quotate), e 6 dalle società quotate. Quindi meno rischi sull’azionario diretto e sulle passività bancarie più insidiose. Il saldo netto investimenti/disinvestimenti delle famiglie italiane è pari a 20 miliardi.
Quindi il risparmio è ancora positivo in aggregato (a prescindere dal saldo netto investimenti/disinvestimenti delle altre attività delle famiglie, in primis quelle immobiliari, che non è noto). La ricchezza finanziaria netta delle famiglie italiane a fine 2017 era pari a 3.479 miliardi (+4,7% su fine 2016). Gli stranieri nel 2017 hanno comprato Italia: hanno investito 74 miliardi in depositi di banche italiane, e 23 in azioni italiane, di cui 16 nelle quotate. Le banche italiane hanno comprato Italia: hanno investito 58 miliardi in titoli di Stato italiani e altri 20 in bond privati italiani. Le compagnie di assicurazione e i fondi pensione italiani hanno venduto Italia e comprato estero: hanno disinvestito 8 miliardi dai titoli di Stato italiani, 14 da bond privati italiani e investito 24 in bond esteri, 16 in azioni (di cui 12 in quelle italiane) e 20 in fondi comuni (di cui 17 in quelli esteri).
L’Italia non è la Grecia. Di fronte alle probabili tormente finanziarie che ci attendono nel post Draghi e post Qe, può contare su un alto margine di “autarchia finanziaria”. Non basterà a sostenere un debito pubblico di 2.300 miliardi, ma certamente aiuta. Anche senza la necessità di provvedimenti sul risparmio.