La consulenza finanziaria professionale implica che il servizio sia erogato con l’obbligo di diligenza, non quella del buon padre di famiglia, ma quella del professionista competente, ossia la perizia che va valutata con standard oggettivi che sono i requisiti della qualità del servizio. Diversi studiosi affermano che è necessario verificare le azioni competenti piuttosto che la competenza, in quanto è necessario misurare l’effettività dei comportamenti e non le potenzialità che possano attuarsi o meno in situazioni e contesti specifici. Così il processo consulenziale va descritto mediante check list di comportamenti osservabili e inequivoci, per pesare e valutare la perizia del consulente.
In assenza di tali check list del servizio non è possibile verificare le azioni competenti del consulente e dunque non è possibile attribuire lo status di professionalità a tale attività, né tantomeno parlare di qualità del servizio consulenziale; come si può verificare la qualità della consulenza ed educazione finanziaria in termini eticoprofessionali e non solo legali?
Utilizzando la prassi di riferimento Uni/PdR 36:2018 – Pianificazione personale ed educazione finanziaria – Indicazioni per la valutazione della conformità ai requisiti della Uni Iso 22222, serie Uni 11348 e Uni 11402. La prassi può essere scaricata liberamente dal sito dell’Uni e può essere utilizzata per la certificazione, l’autovalutazione
del consulente o la verifica del servizio da parte dei clienti. Una dettagliata lista di controllo di 144 comportamenti, facilmente osservabili, può consentire di identificare l’operatore con il quale è meritorio stabilire una relazione professionale di lungo termine, ricca di soddisfazione e opportunità. Altrimenti la qualità diventa chiacchiera: più se ne fa, più se ne perde il significato.