Pictet AM: “La recessione è lontana, ma attenzione a nuovi rally”

Contenuto tratto da www.bluerating.com

Alla fine di un primo trimestre in cui le Borse hanno archiviato performance brillanti e dopo un 2018 estremamente deludente, si apre una fase interlocutoria per le economie global. Pictet AM conferma la sua posizione rispetto ai timori relativi a una recessione, considerati eccessivi anche alla luce delle stime sulla congiuntura del Fondo monetario internazionale, tutte comunque riviste al ribasso.

Ma gli analisti rimangono divisi in merito alla questione se interpretare la fase attuale come una pausa di un ciclo che ha ancora potenzialità da esprimere oppure come l’inizio di una recessione destinata a manifestarsi entro l’anno prossimo.

“Recessione o non recessione”? This is the question

Se guardiamo i leading indicators, previsori dei dati reali di crescita, il quadro appare oscuro, soprattutto per Usa ed Europa. Tuttavia, a farci propendere per uno scenario ancora costruttivo, sono sostanzialmente i solidi dati sul mercato del lavoro americano. A fronte di una condizione di pieno impiego, finalmente i salari si stanno muovendo in maniera abbastanza soddisfacente, intorno al 3,5%. Inoltre, la differenza tra dinamica dei salari nominali e inflazione (considerando core PCE inflation) – ovvero 3,5% meno circa il 2% – indica un valore in linea con i guadagni di produttività e quindi sostanziale stabilità nella distribuzione del reddito. In poche parole gli Usa permangono in una condizione di Goldilocks: da capire la pressione di questa dinamica sulla sostenibilità dei margini di profitto per le società quotate.

Diversamente, il mercato obbligazionario sembra avere una visione più preoccupata, come dimostra il fatto che in alcuni tratti la curva dei rendimenti si sia invertita. Ma anche in questo caso, se invece si osservano le informazioni che arrivano dagli oltre trenta indicatori economici utilizzati dagli economisti di Pictet AM, le probabilità di recessione appaiono molto al di sotto della soglia critica.

La trade war tra USA e Cina appare gestibile

Secondo gli esperti di Pictet AM, tra Donald Trump e Xi Jinping esiste una sorta di comunione di intenti che potrebbe condurre verso la pace commerciale. La condizione è quella di un negoziato bilaterale al fine di rendere l’impatto delle misure già attuate o minacciate sostenibili e che non conducano alla recessione globale. Intanto la Cina ha scelto di passare alla controffensiva agendo non solo sulla politica monetaria ma anche su quella fiscale, che ha effetti immediati e che potrebbe portare a un rilancio nel 2019. La buona notizia, in ogni caso, è che il mercato si sta convincendo che esista una “put sulla politica fiscale cinese”.

Il pragmatismo della Fed

Pictet AM aveva già predetto che la banca centrale Usa non avrebbe sacrificato l’economia sull’altare di guidelines fissate nel 2017. Era piuttosto prevedibile che qualora la Banca centrale Usa si fosse accorta che la politica di normalizzazione, sul doppio binario dei tassi di interesse e del bilancio, fosse insostenibile avrebbe invertito la marcia. Così è stato, nonostante l’impasse di fine 2018 con l’errore di comunicazione di Jerome Powell che si è tradotto in un mercato estremamente volatile. In seguito, è stata confermata la nuova traiettoria del bilancio, che ora sappiamo smetterà di ridursi entro settembre quando raggiungerà circa i 3,7 trilioni di dollari.

Riguardo ai tassi la Fed aveva annunciato a novembre un importante cambiamento di atteggiamento che aveva indotto il mercato ad azzerare l’attesa di nuovi rialzi, ma con il FOMC di marzo ha compiuto un’azione più stentorea, abbassando le proprie stime sul sentiero dei Fed Funds in maniera sostanziale. Le stime sui Fed Funds per i prossimi trimestri sono ora mezzo punto inferiori rispetto a dicembre, una reazione che va oltre il riconoscimento di un deterioramento del quadro macro, e  che presagisce un cambiamento della funzione di reazione della Fed. In altre parole, si tratta del segnale che a parità di condizioni la Fed oggi appaia maggiormente disposta a tollerare l’inflazione, la grande assente nel puzzle del quadro economico mondiale.

Pictet AM continua ad aspettarsi che i tassi tornino sul sentiero della stabilizzazione, con quelli a lungo termine US compresi fra 2,75% e 3%. In questo scenario, riteniamo verosimile un premio di rischio azionario vicino a 3,25%, come da media di lungo termine.

Lo scenario italiano

Per quanto riguarda il nostro Paese, Pictet AM vede un rischio default diminuito e un rischio Italexit stabile, un gap che dipende dall’incertezza politica. Lo spread oggi intorno ai 250 punti base rende i BTP cari, anche se la curva dei rendimenti implica per il Tesoro un costo delle nuove emissioni inferiore a quello storico. L’Italia si trova di fatto protetta da uno scudo fatto di condizioni di rifinanziamento agevolato, che potrebbero venire meno se lo spread aumentasse oltre i 350 punti.

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