La Von der Leyen presenta le sue scuse all’Italia: il Sure

Von der Leyen si scusa con l’Italia

Scuse accettate? Mentre la presidente Ursula Von der Leyen si scusava con l’Italia, promettendo una mobilitazione dell’Europa al fianco del paese finora più duramente colpito tra tutti, la Commissione Ue ha avanzato la proposta di istituire una cassa integrazione europea con una dotazione fino a 100 miliardi di euro che verrebbe distribuita ai lavoratori dei settori economici più colpiti nei 27 paesi della Ue, in particolare in quelli in maggiore affanno come l’Italia.

Sure, primo esempio di cassa integrazione Ue

Lo strumento pensato, denominato Sure (Support to mitigate Unemployment Risks in an Emergency o Supporto per gestire i rischi di disoccupazione durante un’emergenza) è uno schema di riassicurazione e non un fondo europeo e prevede l’emissione di 25 miliardi di euro di garanzie da parte degli stati membri della Ue, in proporzione al Pil di ciascun paese, che consentirebbero la successiva erogazione da parte della Commissione Ue di un massimo di 100 miliardi di prestiti, che verranno dirottati ai paesi in maggiore difficoltà perché gli stessi provvedano poi a erogarli ai lavoratori attraverso i singoli strumenti nazionali (nel caso italiano la Cassa Integrazione).

Ancora molte zone d’ombra sul funzionamento

In attesa di vedere se e come la proposta sarà approvata dal Consiglio europeo e se e quante garanzie i singoli stati membri offriranno (si parla di un’adesione su base volontaria, a fronte di prestiti che saranno concessi a tassi vicini o pari a zero), restano alcuni punti da chiarire. Anzitutto non sono al momento noti i criteri, più o meno rigorosi, in base ai quali i prestiti potranno essere erogati, anche se si pensa che ai tre paesi maggiormente in crisi tra cui Italia e Spagna potrebbero essere erogati fino a 60 miliardi di euro in tutto.

Si rischia che la montagna partorisca un topolino

Poi se vi saranno, come sembra, limiti all’erogazione annuale per singolo paese (si parla di un tetto del 10% del totale, ossia 10 miliardi, pari a meno di un miliardo al mese). Inoltre se anche non saranno considerati debito pubblico, i prestiti concessi dal Sure andranno comunque restituiti sia pure nell’arco di un periodo di tempo ancora da determinare ma che potrebbe arrivare ai 10 anni o più. Il Sure, che nell’intenzione della Commissione Ue non andrà a sostituire lo European Unemployment Reinsurance Scheme, allo studio da tempo ma ancora non in vigore, pare dunque un passo nella giusta direzione, ma per tempi e dimensioni potrebbe non essere sufficiente se non a fornire un minimo sollievo, rappresentato soprattutto dai minori interessi da pagare rispetto all’emissione di nuovo debito nazionale.

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