Il governo fa annunci, l’Italia avrebbe bisogno di fatti

Confindustria: basta con le parole, servono fatti

Il governo Conte produce molte conferenze stampa, vara valanghe di decreti, ma poi sembra non avere la capacità o la voglia di tradurre le parole in atti concreti. Così la Cassa integrazione prorogata per altre 4 settimane continua ad essere anticipata in larga parte dalle imprese, nonostante le reiterate promesse del presidente Inps, Pasquale Tridico (nominato come successore di Tito Boeri su pressione del M5S), come ha ricordato un sempre più perplesso Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, nell’incontro col premier Giuseppe Conte e i suoi ministri di ieri.

Conte fa orecchie da mercante

Orecchi da mercante sinora anche rispetto alla sentenza della Corte di Cassazione impone la restituzione di 3,4 miliardi di euro di accise energia, impropriamente pagate dalle imprese e trattenute dallo stato. Col mondo delle professioni è poi guerra aperta, dopo il parere negativo espresso dal ministro dell’Economia e finanze su tutti gli emendamenti presentati al “Decreto Rilancio” che chiedevano includere i professionisti tra i possibili beneficiari dei contributi a fondo perduto, dopo che il bonus 600 euro era stato concesso solo per un mese e non a tutti.

Senza decreti attuativi bonus al palo

Le misure per il rilancio dell’economia italiana alle prese con la recessione scatenata dall’emergenza Covid-19 sono poi ancora un libro dei sogni. Dopo l’esaurimento lampo dei fondi per la sanificazione, il “bonus bici e monopattino” (che di fatto è a sua volta già esaurito visto il forte incremento delle vendite registrato a maggio) è fermo al palo in attesa del decreto attuativo, così come il Decreto Liquidità (che necessita da solo di 12 decreti attuativi) e l’ecobonus ristrutturazioni – sisma al 110%.

Una gran produzione di annunci e poco altro

E ancora: restano da definire le modalità di credito d’imposta per le spese sostenute per l’adeguamento degli ambienti di lavoro a causa Covid19. Stesso discorso, anche per il fondo emergenziale a tutela delle filiere in crisi e, naturalmente, il “Family Act” appena pomposamente annunciato ma di fatto tutto da scrivere. In tutto secondo uno studio della Fondazione Openpolis, i 13 decreti varati durante l’emergenza dal governo richiedono ancora 165 decreti attuativi. Come dire che nell’azione del governo le chiacchiere non stanno a zero e che tra coperture mancanti, scarsa volontà di accedere ai fondi europei ed eccesso di burocrazia l’economia italiana appare a rischio ogni giorno di più.

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