Accordo fiscale con la Svizzera: ecco di cosa si tratta

L’ACCORDO RUBIK – "Restituiremo l'Imu versata nel 2012 grazie all’accordo con la Svizzera per la tassazione delle attività finanziarie detenute nel Paese da cittadini italiani". La dichiarazione di Silvio Berlusconi, in piena campagna elettorale, ha sollevato un polverone e ha riproposto un tema di cui già da tempo se ne parlava in ambito fiscale. Il piano Rubik, come in molti l’hanno ribattezato, prevede un’intesa bilaterale tra l’Italia e il Paese elvetico per regolarizzare la tassazione dei capitali oltreconfine, mantenendo il segreto bancario.

LOTTA ALL’EVASIONE – Gli accordi, già raggiunti da Austria e Regno Unito, hanno l’obiettivo di contrastare l’evasione fiscale e normalizzare una dinamica antica e frequente: quella di depositare capitali in alcuni Paesi esteri (detti paradisi fiscali) per evitare le troppe tasse a carico. In Svizzera, per esempio, ci sarebbero oltre 2 triliardi di dollari di fondi provenienti dall'estero (il 27% del totale mondiale) e per una banca svizzera è un reato penale l’eventuale rivelazione dell’identità di un cliente.

COME FUNZIONA – Il primo passo sarà un condono fiscale ai contribuenti, che saranno considerati adempienti anche verso lo Stato di residenza e non saranno tenuti a dichiarare alle rispettive autorità fiscali, salvo il caso in cui optassero per l'auto-dichiarazione. Il segreto bancario svizzero non verrà poi messo in discussione: le informazioni saranno richiedibili solo per casi e contribuenti specifici e sospetti. E non sarà il cliente a pagare direttamente, perchè la Svizzera si impegnerà a versare allo Stato italiano un'imposta tombale – con aliquota ancora da definire – per il passato in relazione ai patrimoni detenuti da cittadini italiani, oltre a un prelievo periodico per il futuro sulle rendite finanziarie.

LA TASSAZIONE SUI RENDIMENTI – Quando l’accordo entrerà in vigore, gli interessi e i dividendi che quel capitale genererà verranno quindi tassati secondo un’altra aliquota, oppure verranno assoggettati alla tassazione del Paese di residenza di chi ha esportato il capitale. Secondo le stime l’accordo porterebbe nelle casse dello Stato un gettito una tantum tra i 10 e i 25 miliardi di euro e un gettito annuale sul rendimento di capitale.

RISCHIO BLACK LIST – All’orizzonte poi, a complicare le cose, ci sarebbe anche l’ultimatum del Consiglio dei ministri dell’Ue. Entro la fine del primo semestre 2013, il governo svizzero deve proporre delle soluzioni per “sopprimere prossimamente certi regimi dei Cantoni di tassazione delle aziende”, ha ribadito pochi giorni fa il commissario europeo per la fiscalità Algirdas Semeta.

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