Redditest, l’esame del fisco debutta e si inceppa subito

Redditometro? Macché. Redditest. Un gioco. Già, un gioco (si fa per dire) inventato dall’Agenzia delle Entrate. Attraverso il redditest, i contribuenti potranno procedere alla verifica delle spese sostenute e dei beni posseduti, così da valutare se sono coerenti con il reddito dichiarato. Come? Scaricando e utilizzando un software messo a disposizione sul sito dell’Agenzia delle Entrate. Con questa “autodiagnosi” si può capire se in futuro potrebbe scattare un accertamento dell’Agenzia: alla fine della compilazione del test, infatti, si accende una luce: “verde”, che vuol dire “coerente”, e quindi va bene, oppure “rosso” che invece sta a significare “non coerente”.

I dati inseriti rimangono noti solamente al contribuente e non ne resta traccia sul web. In ogni caso, è possibile in qualsiasi momento modificare o integrare le informazioni riportate. Il risultato e i dati inseriti possono essere salvati e stampati. Attenzione, però. L’Agenzia delle Entrate precisa che “la non coerenza non è automaticamente rappresentativa di un’evasione”. Ha dichiarato Attilio Befera, direttore dell’Agenzia delle Entrate, alla presentazione del nuovo strumento: “Noi adopereremo il redditest con la massima cautela e solamente per differenze eclatanti tra le spese e i redditi dichiarati”. Le prove generali sono già state fatte e da una simulazione sull’intera platea delle famiglie risulta che 4,3 milioni di nuclei – circa uno su cinque – sostengono spese non coerenti con i redditi. “Intorno a un milione” di nuclei, a fronte di esborsi rilevanti e ricorrenti, denunciano redditi “vicini allo zero”.

C’è già però chi ha individuato qualche “difettuccio” nel software dell’Agenzia delle Entrate. Lo ha fatto il quotidiano online Eutekne.info, che dopo varie prove sul software ha riscontrato situazioni di coerenza e/o di incoerenza non comprensibili. Facciamo quindi un esempio che permetta di capire meglio la situazione. Prendiamo in considerazione una persona fisica che vive da sola con un’età compresa tra i 35 e i 64 anni, con una macchina avente una potenza di 55 kilowatt e un reddito lordo di 20mila euro. Qualora costei avesse una casa di proprietà di categoria catastale A2 di 60 metri quadrati a Torino e spendesse 8.800 euro l’anno – 850 per le utenze, 1.100 per le spese legate all’auto, 500 per lo sport, 3.350 per i viaggi, 2.000 per l’elettronica e 1.000 in gioielli – risulterebbe incoerente. Se invece le spese complessive di 8.800 euro venissero tutte imputate a master universitari, allora il soggetto considerato sarebbe coerente. Al contrario, se rientrassero nella voce “viaggi di piacere”, verrebbe considerato incoerente.

E fin qui, nulla di assurdo: l’istruzione è un valore di certo superiore al viaggio di piacere. Ciò che preoccupa è piuttosto il fatto che se gli 8.800 euro vengono associati all’acquisto di gioielli, si ottiene la patente di coerenza. Molti i dubbi anche in merito all’imputazione reddituale concernente il possesso di immobili, con specifico riguardo ai metri quadri. Una coppia con figli, nella quale lavora solo il marito con un reddito lordo di 35mila euro, casa di proprietà di categoria catastale A2 e di 80 metri quadri, è incoerente se, a vario titolo, spende 23.950 euro. Fino a qui, il dato sembra accettabile. Ma se la casa fosse di 50 metri quadri, allora la situazione sarebbe coerente; mentre se la casa fosse di 51 metri quadrati – appena un metro quadro in più – ecco che ritorna l’incoerenza. Nella pagina accanto, abbiamo scelto di mettere a confronto l’opinione dei tre leader delle associazioni dei consumatori sul redditest e, più in generale, sulle scelte fiscali del governo guidato dal presidente del Consiglio Mario Monti.

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