Secondo alcuni dati forniti dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio in un dossier sulla cancellazione della Tasi per l’abitazione principale previsto con la legge di Stabilità, l’anno scorso il 60% dei Comuni ha fissato un’aliquota dell’imposta sui servizi indivisibili prima casa più alta di quella standard, solo il 16% l’ha ridotta e nel 70% dei casi non sono state introdotte detrazioni.
VERSAMENTO MEDIO – Secondo il dossier in esame, l’incremento del prelievo è stato maggiore in Emilia Romagna, Piemonte e Centro Italia. Nel dettaglio, l’imposta 2014 “ha coinvolto oltre 19,6 milioni di contribuenti (circa 1,7 milioni in più rispetto a quelli sottoposti all’Imu), con un versamento medio di circa 175 euro. Nel complesso i Comuni hanno deliberato regimi di imposta che hanno comportato un’aliquota media pari a circa il doppio dell’aliquota standard, posta all’1 per mille”.
ALIQUOTE – E ancora: “Nel 2014 il 18% dei Comuni, che pesano per l’8,5% della popolazione italiana, ha mantenuto il regime standard sull’abitazione principale, ossia un’aliquota dell’1 per mille senza detrazioni. Oltre il 60% dei Comuni ha fissato un’aliquota più elevata dello standard, mentre il 16% l’ha ridotta. Circa il 6,8% dei Comuni, dove risiede però quasi un quarto della popolazione italiana, ha applicato in tutto o in parte la maggiorazione dello 0,8 per mille”.
LE DETRAZIONI – Inoltre, “un’ampia quota di Comuni (oltre il 70%) non ha introdotto detrazioni sulla Tasi per l’abitazione principale; circa due terzi dei rimanenti hanno deliberato detrazioni variabili in funzione di diversi indicatori (in prevalenza rendita/valore catastale, ma anche Isee, figli a carico, ecc), oppure riservate a particolari tipologie di contribuenti; gli altri hanno stabilito una detrazione fissa. Nel complesso, circa il 48% della popolazione risiede in Comuni in cui sono state introdotte detrazioni variabili e circa il 10% in Comuni che hanno deliberato una detrazione fissa”.
I COMUNI – Il dossier ha poi evidenziato che “l’incremento della pressione fiscale è risultato più elevato nei Comuni di maggiori dimensioni: l’aliquota media implicita è stata pari a circa il 2,5 per mille nei Comuni con oltre 150mila abitanti e a circa l’1,1 nei Comuni fino a 1.000 abitanti. Dal punto di vista territoriale l’incremento del prelievo rispetto allo standard è stato maggiore in Emilia Romagna, Piemonte e nelle Regioni del Centro Italia. I Comuni del sud e, soprattutto, delle Regioni a statuto speciale hanno esercitato invece uno sforzo fiscale sensibilmente minore”.