Pensioni: senza riforma, donne più penalizzate

Se la riforma sulle pensioni dovesse essere rimandata al 2016? Saranno soprattutto le donne a pagare.

UNA PRIORITA’ – Nei suoi ultimi interventi pubblici il premier Renzi ha ribadito che la riforma delle pensioni, inclusi i nodi da sciogliere come quello relativo alla questione dell’opzione donna, resta una priorità del governo ma ha anche sottolineato l’importanza di non fare mosse azzardate e di studiare ogni intervento alla luce delle coperture economiche disponibili per una riforma pensioni a costo zero per lo Stato.

ETA’ PENSIONABILE – Dal 2016 le lavoratrici del settore privato dovranno attendere 65 anni e 7 mesi per andare in pensione: non basteranno più i 63 a 9 mesi fissati per il 2015. Aumenti anche per le autonome: si passerà dai 64 anni e 9 mesi attualmente previsti ai 66 anni ed un mese. L’obiettivo è arrivare gradualmente ai 66 anni e 7 mesi nel 2018. Per quanto concerne la pensione anticipata saranno richiesti 41 anni e 10 mesi di contributi (indipendentemente dall'età anagrafica). “The 2015 Ageing Report”, l’indagine della Commissione europea, ha previsto che, senza interventi correttivi sulla legge Fornero, le pensioni donna in Italia subiranno tra il 2014 e il 2020 lo “scalino” più alto tra i paesi Ue relativamente all'età effettiva di uscita.

OPZIONE DONNA – Per le pensioni donna prosegue invece in parallelo la battaglia per la stabilizzazione dell’opzione donna. A fronte dell’aumento dell’età pensionabile, potrebbero essere ancora più numerose le lavoratrici disposte a subire una penalizzazione sull’assegno mensile Inps, accettando l’applicazione del calcolo contributivo, per andare in pensione a 57 anni (58 se autonome) e 35 di contributi.

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