Pensione anticipata, ma con assegno ridotto e prestito

Novità sul fronte delle pensioni. Secondo quanto scrive Il Sole 24 Ore, con la legge di Stabilità il governo punta a introdurre maggiore flessibilità in uscita e a farlo con un’operazione che non abbia ricadute sui conti pubblici.

ASSEGNO RIDOTTO – Diventa, quindi, necessario un intervento che nel breve periodo non si allontani dal miliardo di maggior spesa previdenziale da recuperare poi automaticamente negli anni successivi. Tra le varie ipotesi c’è quella che prevede un mix tra assegno ridotto e prestito pensionistico per consentire il pensionamento a partire dai 62 anni di età. La soglia di accesso ai pensionamenti ridotti potrebbe comunque essere collocata a quota 63 anni di età. Nel caso in cui il lavoratore decidesse di anticipare la pensione, la riduzione del trattamento aumenterebbe, ma ci sarebbe la possibilità di integrare il trattamento utilizzando il “prestito”. Rimane dunque la proposta avanzata dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, per calibrare la riduzione dell’assegno.

SOSTENIBILITA’ – In pratica, si tratta di spalmare il montante contributivo accumulato nel corso di tutta la vita lavorativa in relazione all’età di uscita e alla speranza di vita residua. Con il risultato di ridurre l’assegno per chi lo incassa prima con un taglio di circa il 3% per ogni anno di mancata contribuzione. A parità di montante, ogni anno di lavoro in meno farebbe scattare una sempre maggiore riduzione del trattamento. Sebbene ci sia chi sostiene che questa soluzione potrebbe penalizzare i pensionati con trattamenti di importo limitato, Palazzo Chigi sembra apprezzarne il grado di sostenibilità. E tale soluzione potrebbe essere accompagnata al prestito previdenziale, una misura anch’essa con un impatto molto contenuto su conti.

CONTRIBUTO SOLIDARIETA’? – In base, poi, alle risorse disponibili, potrebbe vedere luce anche il reddito minimo garantito per gli over 55 con un ammortizzatore in scadenza. Per capire esattamente come intervenire e quanto è possibile fare, deve essere definito il lavoro sulle compatibilità finanziarie delle varie misure e sull’esatta quantificazione dei flussi di pensionati potenzialmente interessati dalle uscite anticipate. Tra gli interventi ipotizzati, non si esclude infine l’introduzione di un contributo di solidarietà sulle pensioni più elevate, magari sopra i 3mila-3.500 euro netti al mese. Ma su tale punto i tecnici hanno visioni differenti.

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