Buoni postali fruttiferi rischiosi? Quella confusione da evitare

DOMANDA. I miei investimenti sono costituiti esclusivamente da buoni postali fruttiferi, i più datati dei quali mi offrono dei rendimenti divenuti assai interessanti visto il crollo di quelli successivi. Sono però preoccupato dalle scelte che le Poste stanno effettuando, tra ridimensionamento del servizio di corrispondenza, quotazione in borsa che dovrebbe avvenire entro l'anno e l’aver investito in Alitalia oltre all’avvenuto ingresso nel capitale della società di gestione Anima. Temo quindi che il mio investimento sia meno sicuro di un tempo.
F.V., Bari

RISPOSTA. Il lettore confonde il collocatore Poste Italiane con l'emittente dei buoni, vale a dire la Cassa Depositi e Prestiti. E' solo quest'ultima a dover onorare capitale e interessi dei buoni, infatti, che seppur siano definiti “postali” da sempre, dalle Poste sono solo venduti. Il Decreto Legge 30 settembre 2003 n. 269 convertito, con modificazioni, dalla Legge 24 novembre 2003 n. 326 ha sancito la trasformazione in società per azioni della Cassa Depositi e Prestiti. Questa trasformazione ha comportato il trasferimento di tutti buoni fruttiferi postali emessi fino al 13 aprile 2001 al Ministero dell’Economia e delle Finanze e la contestuale loro equiparazione a tutti gli effetti ai titoli del debito pubblico. Di conseguenza, il lettore deve guardare solo all'andamento dello Stato italiano, questo sì purtroppo preoccupante.

Sportello Credito, Risparmio & Assicurazioni è una rubrica riservata alle domande dei lettori in materia di investimenti finanziari, servizi bancari e assicurativi. Le domande vanno inoltrate al seguente indirizzo di posta elettronica: [email protected]

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