Manca la fattura di acquisto dell’oro poi venduto? Il fisco fa valere la plusvalenza presunta e la tassa può diventare più salata

DOMANDA. Ho letto la vostra risposta del 25 marzo su un caso di esclusione dalla tassazione dell'oro, gradirei sapere quanto e come si paga nei casi previsti dalle norme.
M.G., Reggio Emilia

RISPOSTA. L'imposta sulle plusvalenze realizzate mediante la cessione di lingotti di metalli preziosi esiste, e deve essere applicata in sede di dichiarazione dei redditi. L'aliquota è del 26% ed è entrata in vigore lo scorso 1 luglio, mentre era del 20% in precedenza. L'aliquota colpisce i proventi, quindi la differenza -quando positiva- tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto del bene. Se non si è in grado di dimostrare il prezzo di acquisto, la plusvalenza presunta è pari al 25% del prezzo di cessione. Quando si acquista, quindi, è opportuno farsi rilasciare e conservare la fattura-ricevuta fiscale. E' vero che, come in molti altri settori economici, anche in quello dei metalli preziosi esiste un'economia parallela che sfugge del tutto al fisco ma occorre considerare che in futuro potrebbe presentarsi, per un qualsiasi motivo, la necessità di dichiarare la vendita dei beni e quindi la relativa plusvalenza fiscale. In quel momento, non disporre della documentazione relativa all'acquisto espone appunto all'applicazione dell'aliquota vigente calcolata sul 25% del prezzo di cessione. E la differenza potrebbe essere notevole rispetto alla plusvalenza realmente realizzata.

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