Pensioni, le ultime ipotesi sulla flessibilità in uscita

Si torna a parlare di flessibilità in uscita in materia di pensioni. Le risorse necessarie per anticipare il pensionamento ammonterebbero tra i 5 e i 7 miliardi di euro l’anno.

IL COSTO – Una somma di denaro non così semplice da trovare, dal momento che la prossima manovra dovrà tra le altre cose disinnescare 15 miliardi di aumenti automatici di Iva e accise e dovrà prevedere 7-8 miliardi per riportare in linea il deficit strutturale qualora l’Unione europea non concedesse altri margini di flessibilità sul deficit.

LE IPOTESI IN CAMPO – Una delle opzioni in esame è quella presentata dal presidente dell’Inps, Tito Boeri, che prevede un’uscita anticipata dal lavoro a partire da 63 anni e 7 mesi, 20 anni di contributi e un importo minimo maturato di 1.500 euro, con una penalizzazione di circa il 10-11% dell’assegno mensile. Ma c’è anche la proposta avanzata in Parlamento dal presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, e dal sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, che consentirebbe di lasciare il lavoro con 35 anni di contributi e una penalità del 2% per ogni anno di anticipo. Andando in pensione a 62 anni si avrebbe una penalizzazione dell’8%.

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