Chi guadagna e chi perde con la rivoluzione svizzera

Una vera e propria rivoluzione quella che sta accadendo in questi giorni alla Svizzera, sia a livello fiscale che quello dei mercati. A sorpresa infatti, la Banca centrale svizzera ha deciso di rimuovere il limite inferiore di 1,20 franchi per euro e ha tagliato i tassi ufficiali sul franco svizzero da -0,25% a -0,75%. E, come se non bastasse, nello stesso giorno è arrivato anche l’annuncio dell’accordo tra Italia e Svizzera in materia fiscale.

DI COSA SI TRATTA – Quest'ultimo dopo tre anni di trattative, facilita l’adesione alla voluntary disclosure (rientro dei capitali), possibile fino a settembre di quest’anno, da parte dei contribuenti italiani con capitali in Svizzera. Con questo trattato, di fatto, la Svizzera esce dalla “black list” del fisco italiano e ciò in considerazione di una norma specifica contenuta nella legge sul rientro dei capitali che, ai soli fini di questa procedura, permette l’uscita dalla “lista nera” se entro il prossimo 12 marzo, come dovrebbe essere, venisse finalizzato l’accordo sullo scambio di informazioni fiscali con l’Italia.

RETROATTIVITA’ – Insomma, dal momento della firma il fisco italiano avrà visibilità sui conti in Svizzera dei contribuenti italiani. Non ci sarà in ogni caso retroattività per gli accertamenti del Fisco per gli anni antecedenti il 2015. L’Agenzia delle Entrate avrà facoltà di chiedere le informazioni sui contribuenti italiani alla Svizzera comunque molti mesi prima rispetto alla ratifica degli accordi che non arriverà prima del 2017 (tanto ci vorrà infatti per il via libera definitivo da parte dei rispettivi Parlamenti nazionali).

SVINCOLO DEL CAMBIO – L’altra grande (e inaspettata) decisione della Svizzera è stata quella relativa al tasso di cambio. Per la Borsa di Milano, il provvedimento ha un effetto positivo di natura limitata in quanto non ci sono società quotate molto esposte al mercato svizzero, sostiene un report di Websim. Sulla base dei dati dei primi nove mesi del 2014, Amplifon, Brunello Cucinelli, Moncler e Yoox si posizionano a pari merito ai primi posti della classifica delle aziende più esposte all'economia rossocrociata: per tutte e quattro queste società la Svizzera vale circa il 3% dei ricavi consolidati. Più giù si trovano Ferragamo, Tod’s e Campari.

CONVENIENZA – Un rafforzamento del franco sull’euro del 10% si traduce di conseguenza in un incremento diretto dei ricavi di circa lo 0,3%, sostiene ancora Websim. Indirettamente influenzate dalla rinuncia della banca centrale elvetica al confronto/scontro, con la banca centrale europea, sono le due banche attive a ridosso del confine con la Svizzera, la Banca Popolare di Sondrio ed il Credito Valtellinese. Un franco svizzero più forte rende estremamente conveniente la "spesa" in Italia da parte dei residenti elvetici. Il primo titolo sale dell’1,8% ed il secondo dell’1,5%.

I BENEFICI PER L’ITALIA – Infine, conclude il report di Websim, sono da tenere in considerazione (anche se non quantificabili) i benefici che il sistema Italia otterrà dalla caduta del valore dell’euro: da oggi, uno dei più importanti compratori della valuta unica europea degli ultimi due anni esce di scena. L’euro si sta indebolendo sul dollaro a 1,168 da 1,178 di giovedì 15 gennaio.

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