Partite Iva: si alza la tassazione, salasso per i più giovani

Nuovo regime dei minimi per la Partita Iva da gennaio 2015. Lo ha introdotto la Legge di Stabilità approvata di recente n via definitiva al Senato. Semplificherà la vita a molti, ma contiene una vera e propria stangata per i più giovani.

ALIQUOTA AL 15% – In sostanza, va in pensione il “forfettone” del 5% riservato agli under trentacinque, che durava cinque anni, e al suo posto, per commercianti, artigiani e professionisti, arriva un regime forfettario con aliquota al 15%. Si alza la tassazione, dunque ma spariscono i vincoli di durata.

CHI ACCEDE AL BONUS – Per accedere al bonus non ci sono più soglie di età ma soltanto di ricavi: se prima il tetto era unico, fissato a trentamila euro, ora le soglie sono diverse a seconda del tipo di attività esercitata e variano da 15mila per le attività professionali a 40mila euro per il commercio. In base ai calcoli del Mef ad essere interessati dalle nuove norme potranno essere 570.000 soggetti nel 2015 e 772.000 a regime.

GLI EFFETTI SU UN GIOVANE – Un’elaborazione della Fondazione Hume, riportata dal quotidiano La Stampa, ha studiato gli effetti del nuovo sistema fiscale su un giovane professionista del terziario, per esempio un consulente informatico che abbia deciso di mettersi in proprio. “Quindicimila euro di compensi l’anno, capitale iniziale di circa duemila (il minimo per un computer e uno smartphone). Se avesse aperto la partita Iva la settimana scorsa, l’imposta sostitutiva si sarebbe attestata a 450 euro. Così, decolla a 811. Un aumento superiore all’80 per cento”. Altra categoria considerata dalla Hume è quella dei commercianti al dettaglio con 25mila euro di ricavi l’anno: “Bisogna calcolare un 10mila euro di costi, inevitabili per chi inizia. Se con il “vecchio” regime dei minimi, attivato entro il 2014, l’imposta sostitutiva si fermava a 520 euro, con il nuovo forfait – stima la Fondazione Hume – l’importo sfiora i 700”.

I CONTRIBUTI IMPENNANO – La manovra sui minimi, tra l’altro, s’accompagna all’aumento dei contributi previdenziali per gli iscritti alla gestione separata dell’Inps, previsto dalle disposizioni del governo Monti, che balza di due punti percentuali (al 29,72%) e, nel 2018, finirà per sfiorare quota 33%.

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