Partita Iva, il vecchio regime agevolato non sempre conviene

Mancano solo una quindicina di giorni per poter aprire la partita Iva, contando sull’attuale regime agevolato dei minimi. Per il 2015, infatti, secondo la legge di Stabilità ne ha infatti decretato la fine.

LE ALIQUOTE – Ma non è tutto oro ciò che luccica. Il regime in scadenza consente, spiega infatti il sito de Il Fatto Quotidiano, per i primi 5 anni di attività, con la possibilità di prolungarlo anche oltre i 5 anni finché si è under 35, di non applicare l’Iva sulle fatturare emesse e di versare al Fisco un’imposta sostitutiva del 5% sulla differenza tra incassi e costi. Una condizione assai più vantaggiosa del nuovo regime dei minimi che, nel testo già approvato alla Camera e ora al vaglio del Senato, vede lievitare l’aliquota al 15 per cento.

OCCHIO AI RISCHI – La corsa ad aprire la partita Iva potrebbe però riservare qualche brutta sorpresa, nel caso in cui il neo libero professionista o piccolo imprenditore non chiuda alcun lavoro nei prossimi giorni: “Se non si fattura niente entro la fine dell’anno – spiega Dimitri De Capitani dello studio Panella e associati di Milano – l’Agenzia delle entrate potrebbe contestare che l’attività non sia stata effettivamente avviata. E quindi potrebbe non riconoscere l’applicazione del vecchio regime fiscale agevolato”.

VERSAMENTI INPS – Inoltre, se si apre la partita Iva come consulente o professionista senza essere iscritti a un ordine, sul reddito si dovrà versare all’Inps il 27,72% (ancora per dicembre, perché da gennaio l’aliquota dovrebbe salire di due punti, a meno di novità). In caso non vengano emesse fatture, quindi, non sarà dovuto alcun contributo previdenziale. Se invece si sceglie la forma della ditta individuale, l’aliquota Inps sarà inferiore, ma ci saranno da versare i minimi contributivi, che la legge di Stabilità potrebbe abolire, ma che sono ancora in vigore.

CALCOLO DELL’IMPONIBILE – Da valutare bene anche il meccanismo con cui si calcola l’imponibile: nel vecchio regime è dato dalla differenza tra ricavi e costi, mentre con il nuovo sistema, se non interverranno modifiche a Palazzo Madama, è dato dai ricavi moltiplicati per un coefficiente di redditività che varia a seconda del settore, con uno sconto di un terzo per i primi tre anni, qualora l’attività aperta non sia la prosecuzione di un lavoro svolto in precedenza sotto altre forme contrattuali.

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