Tfr in busta paga? Tasse crescenti per i lavoratori

L’opzione di avere il Tfr in busta paga non sarà gratis per tutti. Come scrive La Stampa, le imprese potranno utilizzare il paracadute delle banche e queste a loro volta verranno assistite da una doppia garanzia, dell’Inps e dello Stato. A rimetterci saranno invece in molti casi i lavoratori che per vedersi accreditare in busta paga il Tfr dovranno pagare tasse più care.

IL COSTO DEL TFR – Quanto? Secondo i calcoli della Fondazione consulenti del lavoro, sino ad un reddito lordo annuo di 15 mila euro al lavoratore farsi anticipare il Tfr non costerà un euro in più, ma dai 15mila euro a salire l’aggravio sarà progressivamente crescente. Sino al tetto di 28.650 euro si parla però di appena 50 euro in più all’anno, ma oltre questa soglia per effetto dell’aliquota del 38% il peso delle tasse da pagare in più diventa importante, nell’ordine dei 300 euro.

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GLI ESEMPI – Chi ha un reddito di circa 20mila euro l’anno il Tfr netto sarebbe pari a 1.008 euro (84 euro al mese) a fronte di 1.058 di Tfr netto accantonato in azienda, a 25mila se ne ricevono 1.261 (105 al mese) anziché 1.311, a 50 mila 2.488 (178/mese) invece di 2.448. In più bisogna mettere in conto che se si smette di conferire il Tfr ai fondi integrativi si perde anche il contributo del datore di lavoro pari all’1-1,8% della retribuzione.  

L’AUMENTO DELLE TASSE – Anche su questo fronte, comunque, anche chi continuerà a versare soldi subirà un aggravio: dal 2015 infatti è confermato l’aumento dal 12,5 al 20% dell’aliquota che viene applicata ai rendimenti di fondi integrativi. Mossa che ha fatto subito indispettito le casse previdenziali. Con quella del Commercialisti che minaccia di smobilizzare tutto il suo portafoglio di titoli pubblici italiani (800 milioni) se il governo non farà dietrofront.

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