Indagine Antitrust contro gli operatori degli smartphone

Il settore smartphone e mobility si ingrandisce sempre più ad invadere ogni ambito della vita quotidiana degli italiani. Servizi di messaggistica istantanea, come Whatsapp, VoIP, come Skype, applicazioni di tutti i tipi, utili per cucinare, per allenarsi o addirittura per monitorare il sonno, sono sulla bocca, o meglio, sulle dita di tutti. Inutile dire che i consumatori sono perennemente a caccia di offerte e servizi innovativi e sempre pronti a confrontare le tariffe di Wind con quelle di Vodafone, per eseguire la cosiddetta portabilità verso il miglior offerente.

RISPARMI E DISSERVIZI – Il consumatore medio passa, infatti, senza scrupolo alcuno, da un operatore all’altro, non solo quando fiuta aria di risparmio, ma, anche e a ragione, quando è stanco dei disservizi o delle situazioni al limite della frode. Seguendo quindi gli indizi contenuti nelle tantissime segnalazioni effettuate dai clienti dal 2012 a oggi, le indicazioni in merito sono state raccolte nell’ultimo bollettino settimanale dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha immediatamente aperto un’istruttoria per pratica commerciale scorretta.

LE SEGNALAZIONI – Secondo le segnalazioni, che riguardano le quattro maggiori compagnie telefoniche italiane, Telecom Italia, Vodafone, Wind e H3G, avrebbero fornito ai loro utenti dei servizi premium a pagamento, sebbene questi non fossero stati in nessun modo richiesti. Inutile dire che i consumatori si sono ritrovati con il credito esaurito sulla ricaricabile o con addebiti anomali sulla carta di credito. Dopo il caso delle notifiche di avviso di chiamata via sms non più gratuite per Tim e Vodafone, dunque, le presunte scorrettezze degli operatori si allargano ulteriormente, spazientendo i consumatori e diminuendo la loro fiducia nei confronti delle compagnie del settore smartphone.

LE INDAGINI – L’avvio dell’indagine Antitrust, insomma, pienamente rivolta alla tutela dei consumatori, ha, infatti, le sue radici nelle associazioni Codacons, Adiconsum e Avvocatideiconsumatori, che oltretutto predispongono sui loro portali online dei moduli di preadesione all’azione legale. Proprio a partire da questi reclami l’Autorità garante della concorrenza e del mercato, presieduta da Giovanni Pitruzzella si è decisa per un’indagine serrata che coinvolgesse tutti i principali operatori del settore smartphone.

INFORMAZIONI RILEVANTI – Questi, come si legge nel bollettino, avrebbero omesso “informazioni rilevanti circa l’oggetto del contratto di telefonia mobile e, in particolare, l’abilitazione dell’utente alla ricezione di servizi a pagamento durante la navigazione in mobilità, le caratteristiche essenziali, le modalità di fornitura e di pagamento dei servizi” nonché “la necessità, da parte del consumatore, di doversi attivare mediante una richiesta esplicita di adesione alla procedura di blocco”.

COMPORTAMENTI SCORRETTI – Le spese inconsapevoli, infatti, si attivano spesso automaticamente, cliccando o anche solo sfiorando un banner o attraverso loghi, file video e file audio insospettabili. E “si tratta di servizi”, conclude il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, “che gli utenti non avevano mai richiesto e che si ritrovavano a pagare loro malgrado. Se saranno accertati comportamenti scorretti e violazioni dei diritti dei consumatori, avanzeremo azioni risarcitorie nei confronti delle quattro società telefoniche”.

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