Opzione di affrancamento per evitare l’aliquota al 26%: ecco i casi pratici

Riportiamo di seguito i casi pratici realizzati da Il Sole 24 Ore sulle modalità di affrancamento per evitare di pagare l'aliquota al 26% per le rendite finanziarie. Per approfondire l'argomento leggere anche

IL CALCOLO IN ASSENZA DI MINUSVALENZE
Mario Bianchi detiene mille azioni relative ad una società italiana quotata, acquistate a 3 euro per azione nel 2011. Il valore delle azioni alla data del 30 giugno 2014 è pari a 5 euro, mentre il prezzo delle stesse azioni alla data in cui desidera effettuare l'affrancamento è pari a 4,80 euro. Il risparmiatore intende procedere alla cessione delle azioni nel breve periodo e non ha minusvalenze pregresse. Come calcola la base imponibile?
La base imponibile su cui calcolare l'imposta sostitutiva è pari a 2mila euro, ossia è uguale il prodotto tra la plusvalenza unitaria maturata su ciascun titolo (2 euro) e la quantità di titoli oggetto di affrancamento (1.000). L'imposta sostitutiva da versare sarà pari a 400 euro, ossia il 20% di 2.000. Senza affrancamento, l'imposta da versare sulla plusvalenza realizzata, ipotizzando un prezzo di vendita pari a 4,80 euro, sarà invece pari a 468 euro (il 26% di 1.800 euro).

MINUSVALENZE CON DEDUCIBILITÀ DIFFERENZIATA
Antonio Verdi detiene in portafoglio plusvalenze latenti per 5mila euro e minusvalenze realizzate tra il 1° gennaio e il 30 giugno 2014 per 700 euro e minusvalenze realizzate nel corso del 2011 per un importo pari a 1.000 euro. Quanto pagherebbe con l'imposta sostitutiva al 20% optando, entro fine settembre, per l'affrancamento?
La base imponibile su cui calcolare la sostitutiva è data dalla differenza tra la plusvalenza latente di 5mila euro e le minusvalenze pregresse. Quelle realizzate nel periodo gennaio-giugno 2014 sono interamente deducibili, mentre quelle realizzate nel 2011 sono deducibili al 62,5% del loro ammontare, e quindi nella misura di 625 euro. La base imponibile su cui calcolare l'imposta sarà pertanto pari a 3.675 euro
(5.000 – 700 – 625).

I TITOLI DI STATO RESTANO FUORI DAL COMPUTO
Marco Neri possiede all'interno dello stesso rapporto titoli le seguenti plusvalenze latenti alla data del 30 giugno 2014: 84mila euro in riferimento ad azioni; 81.500 euro in riferimento a titoli di Stato italiani; 86mila euro in riferimento a obbligazioni che sono state emesse da una società quotata italiana.
Non è, invece, presente alcun tipo di minusvalenza compensabile
La base imponibile su cui calcolare l'imposta sostitutiva dovuta in sede di affrancamento è pari a 10mila euro, ossia la somma tra plusvalenza latente relativa alle azioni e quella relativa alle obbligazioni private. Non essendo interessati dall'aumento della tassazione delle rendite finanziarie, i titoli di Stato in portafoglio non sono assoggettati a alcuna imposta in tale sede, anche se detenuti nello stesso rapporto titoli in cui sono presenti i titoli oggetto di affrancamento

MINUSVALENZE SUPERIORI ALLE PLUSVALENZE
Stefano Gialli possiede plusvalenze latenti relative ad azioni di società quotate in mercati regolamentati per un valore di 15mila euro e minusvalenze subite a seguito della negoziazione di azioni nel corso del 2011 per un valore pari a 25mila euro. Su quale base imponibile dovrà effettuare il calcolo la sostitutiva per l'affrancamento delle plusvalenze latenti?
La base imponibile della sostitutiva è data dalla differenza tra l'importo delle plusvalenze latenti (pari a 15mila euro) e quello del 62,5% delle minusvalenze realizzate nel 2011. Poiché la quota di minusvalenze deducibili (15.625 euro) supera le plusvalenze latenti, non è dovuta l'imposta sostitutiva del 20 per cento. L'eccedenza di 625 euro potrà essere utilizzata in compensazione al 76,92% entro il 31 dicembre 2015.

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