Lotta alle truffe su smartphone: come difendere le proprie sim?

TELEFONIA MOBILE – I cellulari rappresentano senza ombra di dubbio uno dei mezzi di comunicazione più diffusi. Apprezzati per la loro comodità  e per le prestazioni sempre più sofisticate, rappresentano ormai degli oggetti irrinunciabili. Scegliere il modello e la tariffa adatta alle proprie esigenze non è poi un’impresa semplice. Il mercato propone molte offerte in grado di conciliare diverse esigenze. Gli interessati possono ad esempio informarsi su Tim, o su Vodafone e gli altri operatori del settore per individuare il pacchetto in grado di conciliare l’esigenze di risparmio con la ricerca di buone prestazioni.

ABBONAMENTO O ACQUISTO SINGOLO – La richiesta di smartphone per accedere a internet e non fermarsi più solo alla telefonata vocale e al messaggino è, da dati statistici, in continua crescita. In riferimento a questa ricerca condotta dall’Istat già nel 2013, la tecnologia sembra una presenza dominante nella maggior parte delle famiglie. In modo particolare i cellulari sembrano essere una variabile costante, con valori percentuali molto elevati. Ad una domanda così imponente corrisponde un’offerta massiccia, a cui seguono purtroppo frequenti segnalazioni di cattivo funzionamento del mercato.

LE TRUFFE – Sono molti i consumatori che lamentano infatti truffe e trappole di cui i loro smartphone sono rimasti vittime, e le associazioni di consumatori consigliano di porre attenzione a quei banner pubblicitari, ad annunci ingannevoli su abbonamenti per giochi, suonerie, quiz e news da cui è difficile uscire se non dopo essersi resi conto di aver minato il credito della sim. Tali abbonamenti possono infatti essere sottoscritti semplicemente cliccando in maniera distratta su banner a scomparsa durante la navigazione, e si attivano immediatamente a volte avvisandoci con un sms su cui possiamo leggere “il servizio richiesto è stato attivato”.

SERVIZI NON RICHIESTI – Ecco quindi che Pietro Giordano, presidente Adiconsum, ci racconta meglio questo fenomeno: “gran parte degli utenti ci contatta perché si vede addebitare servizi non richiesti, di cui ignora l’esistenza. Si tratta delle famigerate pratiche commerciali scorrette, di cui l’Antitrust si è già occupata diverse volte negli ultimi anni”. In virtù dell’inconsapevole attivazione di un servizio, ecco allora che dalla sim del nostro cellulare il credito comincia a prosciugarsi, magari anche al costo di 5 euro a settimana: in realtà nessuna autorizzazione all’attivazione è stata richiesta, ma dai call center degli operatori telefonici cui può capitare di chiedere aiuto per il problema arrivano risposte insoddisfacenti.

PRATICHE ILLEGALI? – Il problema fondamentale infatti secondo Adiconsum consisterebbe nel sapere chi effettivamente sia responsabile di questo danno al consumatore “distratto”: gli operatori, unici a possedere i nostri dati al momento della sottoscrizione di un abbonamento o una ricaricabile, stipulano contratti con le società fornitrici dei cosiddetti “servizi non richiesti”. Queste società esterne, in cambio dei dati del consumatore, offrirebbero agli operatori telefonici una percentuale sul ricavato di queste “truffe”: ma allora è una pratica illegale? No, perché a quanto pare queste avvengono nel rispetto di un preciso codice di condotta per servizi premium, detto anche Casp, cui aderiscono sia gli operatori che i famigerati service provider.

SANZIONI E MULTE – Tra le pratiche lesive della trasparenza del codice, ecco che viene sempre citata quella di Zeng Srl, multata per 55mila euro dall’Antitrust nel 2009: i suoi servizi a pagamento hanno influito negativamente anche sulle compagnie telefoniche che si son viste addebitare anch’esse salate multe per aver contribuito alla truffa (155mila euro li ha pagati Telecom, 75mila l’H3g). Ma le sanzioni dell’Antitrust proseguono anche negli ultimi due anni, con multe pari a11 milioni di euro e si stima che ogni service provider sia stato sanzionato più di 15 volte:parlando di questo l’avvocato Alessandro Calò racconta della vicenda di un suo cliente cui sono state sottratte ben 300 euro dalla sim e che, rivolgendosi al Corecom si è visto risarcire e accreditare un indennizzo pari a 500 euro dall’operatore.

COME EVITARE TRUFFE – Infatti, cosa si può fare per salvarsi da queste pratiche scorrette, qualora dovessimo aver prestato poca attenzione durante la navigazione via smartphone? Innanzitutto è necessario tener d’occhio il proprio conto telefonico, rivolgersi al call center del proprio operatore e far seguire a tale chiamata un reclamo scritto. Qualora la compagnia non dovesse rispondere entro 40 giorni o darci un riscontro negativo, potremo rivolgerci alle associazioni dei consumatori e alla loro assistenza legale o al Corecom.
Per quanto riguarda invece la ricezione di messaggi a pagamento non richiesti, si può chiedere al proprio operatore il considdetto “sms barring”, ossia il blocco degli sms premium. In questo modo, però, è bene sapere che verranno bloccati anche messaggi di servizio attivati con il consenso del cliente, come gli sms alert delle banche.

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