Le dieci mosse per tenere sotto controllo la propria pensione

OCCHIO ALLA PREVIDENZA – Tra norme e riforme non è più così semplice stare dietro ai propri contributi previdenziali. Il Sole 24 Ore ricorda dieci regole da seguire per non avere sorprese una volta terminata l'attività lavorativa. Eccole di seguito.

1. La raccolta dei contributi
Il primo passo è tenere d'occhio il flusso di contributi al proprio ente previdenziale, l'Inps o le altre strutture. È opportuno tenere da parte in un'apposita cartelletta le comunicazioni periodiche che l'ente ci invia a casa. È particolarmente utile, inoltre, riscattare l'eventuale anno di servizio militare (gratuitamente) e gli anni di studi universitari: in questo modo si allunga il proprio "percorso" previdenziale, aumentando la rendita finale. È particolarmente utile decidere di riscattare gli anni di laurea presto.

2. Calcolare il “tasso di sostituzione”
È opportuno calcolare quale potrà essere l'importo cui andiamo incontro o a quanto ammonterà in termini percentuali il rapporto tra primo assegno pensionistico e ultimo reddito. Si tratta del cosiddetto "tasso di sostituzione". Lo stesso sito del quotidiano finanziario, così come molti altri siti, offre l’opportunità di calcolare questo tipo di informazione, che sarebbe bene controllare periodicamente visto che è soggetta a fattori come inflazione, Pil e crescita del reddito.

3. Calcolare tutte le variabili
È il caso di ricordare che l'età della pensione è mobile e non più fissa. E viene definita in base alle revisioni legate all'aumentare della speranza di vita. Ritardare la decisione di smettere di lavorare consente di aumentare la rendita futura e al contrario la decisione anticipare l'età del ritiro, il prepensionamento o l'uscita anticipata dal mondo del lavoro ha l'effetto di limare al ribasso il futuro assegno.

4. Ottimizzare i versamenti
Identificato il tasso di sostituzione, si può provare ad assegnare al proprio fondo pensione un obiettivo di rendita: per esempio, il 5% o il 20% dell'ultimo stipendio. Per raggiungere obiettivi di questa natura è fondamentale il ruolo del tempo: per ottenere una pensione di secondo pilastro pari al 20% dell'ultimo stipendio è necessario iniziare presto a contribuire e prestare una "manutenzione" attenta alla propria posizione.

5. Versamenti al fondo pensione
Quanto bisogna versare al fondo pensione? Alcuni esperti identificano nel 10% della propria retribuzione lorda la quota per così dire corretta da destinare a un fondo pensione. È sempre opportuno comunque scegliere con cura a quali strumenti aderire, che variano per costi, rischi e prestazioni offerte.

6. Scegliere (e cambiare) il comparto
I fondi pensione offrono diversi comparti di investimento: la normativa prevede che ciascuno proponga agli aderenti una linea “garantita”, ma la stragrande maggioranza ne offre almeno un'altra. In moltissimi casi esiste una pluralità di comparti differenti per composizione di portafoglio tra azioni e obbligazioni, e quindi per profilo di rischio.

7. Pianificare con il “lifecycle”
Il lifecycle (ciclo di vita) consiste nella costruzione di un'asset allocation dinamica, variabile automaticamente nel tempo man mano che l'investitore si avvicina a un dato orizzonte temporale, in genere il momento del pensionamento. L'adeguamento scatta di solito solo in seguito al consenso dell'aderente, per evitare scelte in condizioni di mercato sfavorevoli.

8. Il vantaggio fiscale
Versare contributi volontari per riscattare anni di laurea, come si è visto, offre significativi vantaggi fiscali: la cifra versata abbatte infatti l'imponibile Irpef. Lo stesso accade per chi aderisce ai fondi pensione, e in definitiva aderire ai fondi pensione permette di pagare meno tasse. La norma generale prevede che sia possibile dedurre dall'imponibile i contributi versati fino a un massimo di 5.164,57 euro l'anno.

9. La manutenzione
Come valutare la bontà della scelta previdenziale effettuata? Per verificarla, c'è il cosiddetto “progetto esemplificativo personalizzato”, che i fondi sono tenuti a inviare ai loro iscritti ogni anno. Si tratta di una stima delle rendite derivanti da quanto si sta versando. È uno strumento in definitiva analogo a ciò che forniscono i motori di calcolo online e allo stesso modo molto utile per "aggiustare il tiro" di una strategia previdenziale: aumentando o diminuendo la contribuzione, o anche cambiando linea di gestione.

10. La rendita più indicata
Chi è iscritto a un fondo pensione può scegliere tra diverse forme di rendita, ossia:
– la rendita vitalizia senza reversibilità
– la rendita vitalizia con reversibilità
– la vitalizia senza reversibilità controassicurata (con designazione dei beneficiari in caso di decesso nei primi anni del pensionamento)
– la rendita certa (per cinque o dieci anni), superiore a quella vitalizia e poi decrescente.

Vuoi ricevere le notizie di Bluerating direttamente nella tua Inbox? Iscriviti alla nostra newsletter!

Tag: