Il male allo sportello si chiama budget

“Non è dalla benevolenza del macellaio, del birraio o del fornaio che ci aspettiamo il nostro pranzo, ma dal loro rispetto nei confronti del loro stesso interesse”, scriveva Adam Smith nella “Ricchezza delle nazioni” del 1776, una sorta di manifesto del capitalismo, atto di nascita dell’economia del libero mercato. Poniamoci nello stesso stato d’animo quando andiamo in banca per investire un nostro capitale, non importa quanto grande, e chiediamo a chi sta dall’altra parte del bancone o della scrivania suggerimenti per ottimizzare la nostra scelta.

Noi speriamo che quel signore o quella signora abbiano rispetto per il loro stesso interesse e ci consiglino la mossa giusta per ottenere il meglio dal nostro capitale, facendo il nostro interesse. Ma anche il loro, perché comportandosi così conserveranno ai nostri occhi quel ruolo di esperti competenti e leali che ci ha spinti a rivolgerci a loro, e proprio a loro, per ricevere consigli finanziari. Siamo soddisfatti di come ci hanno trattati questa volta, quindi torneremo le prossime volte. Perché siamo certi che sia loro interesse fare i nostri interessi. Dunque ci possiamo fidare.

Sono passati 237 anni da quando Smith scrisse queste parole, che sembrano dettate da un assoluto buonsenso. Sono ancora attuali? Direi di no. Il capitalismo, la finanza in particolare, negli ultimi anni ha imboccato una deriva pericolosa: i guadagni devono essere tanti, maledetti e subito, senza tenere nella minima considerazione le possibili conseguenze negative della caccia al profitto a qualsiasi costo. Oggi le banche, nella loro attività di consulenza agli investitori e nei rapporti con la clientela in generale, hanno un unico obiettivo: raggiungere un budget che consenta la distribuzione di bonus a funzionari e dirigenti.

Così, quando si presenta allo sportello il cliente-risparmiatore con 10mila o 100mila euro da investire, cercano di indirizzarlo verso i propri prodotti (fondi, obbligazioni o altro). Fanno insomma gli interessi immediati loro e della loro bottega. Che questo possa, nel tempo, incrinare la fiducia dei risparmiatori e del mercato nei confronti dello stesso sistema bancario non li preoccupa più di tanto. Per parafrasare Valentino Parlato, si potrebbe dire che “in Italia i banchieri sono illuminati solo quando qualcun altro paga la luce”.

Gianni Gambarotta

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