DOPPIA IVA – A partire dal 1999, molti comuni hanno introdotto la Tia (Tariffa di igiene ambientale) al posto della Tarsu (Tassa smaltimento rifiiuti solidi urbani). Questo passaggio non consente l'applicazione dell'Iva sulla Tia, in quanto la stessa è una tassa sulla quale non è possibile la doppia tassazione mediante l'imposta sul valore aggiunto, così come stabilito da una sentenza della Corte Costituzionale del 2009. Molte associazioni di consumatori, come la Lega dei consumatori e Altroconsumo, si sono già attivate per verificare questa opportunità e ottenere informazioni dettagliate sui comuni che hanno applicato l'Iva sulla Tia. Nel contempo, Altroconsumo ha anche avviato una class action per il riconoscimento di tale diritto al rimborso.
IL RIMBORSO – In maniera autonoma, i cittadini possono controllare se il loro Comune, dopo il passaggio dalla Tarsu alla Tia, abbia applicato l'Iva al 10% e magari se abbiano tolto l'addebito solo dopo la sentenza della Corte Costituzionale. In questo caso, è possibile chiedere il rimborso dall'inizio dell'errato addebito e comunque entro 10 anni. La torta dell'Iva sulla Tia erroneamente applicata e da rimborsare è di quasi 450 milioni di euro. Quindi una verifica è molto consigliata.