CONTO CORRENTE CONDOMINIALE – Analogamente ai privati, anche i condomini possono avere un conto corrente, utile all’amministratore per gestire al meglio i contributi degli abitanti dello stabile. Per assicurarsi un prodotto vantaggioso dal punto di vista dei costi è opportuno porre i conti correnti delle varie banche a confronto prima di compiere una scelta definitiva, assicurandosi così una soluzione davvero conveniente.
L'INDAGINE – Proprio riguardo a questo prodotto, Anaci chiede però l’intervento dell'Abi. Molte banche sono infatti solite applicare costi più elevati sul conto corrente se intestato a un condominio. La questione è stata di recente oggetto di un’indagine Anaci (Associazione nazionale amministratori condominiali e immobiliari), secondo cui nella maggior parte dei casi i condomìni verrebbero considerati alla stregua di “persone giuridiche” e non come “persone fisiche”, con conseguente aggravio dei costi di gestione, a cominciare dall’imposta di bollo.
PERSONA GIURIDICA – Come, infatti, fa notare l’Associazione, l’imposta di bollo applicata su un conto on line o tradizionale intestato a persone giuridiche (società) ammonta a 100 euro contro i 34,20 euro richiesti alle persone fisiche e alle categorie equiparate ad esse, tra cui i “consumatori”, che comprendono anche i condomìni. Nonostante la legge parli chiaro, molte banche assegnano ai titolari di conti correnti condominiali la qualifica di persone giuridiche. Questa pratica scorretta implica maggiori costi, anche nel momento in cui si verificano degli sconfinamenti.
QUALIFICA DI CONSUMATORE – "I nostri associati ", ha denunciato Pietro Membri, presidente Anaci, "hanno riscontrato che numerosi istituti bancari, disconoscendo la qualifica di "consumatore" al condominio (soggetto integralmente equiparato alla persona fisica da uniforme e costante giurisprudenza di legittimità e merito) e considerandolo alla stregua di un soggetto 'professionista', applicano allo stesso importi per commissioni sugli sconfinamenti di conto corrente assai maggiori oppure addirittura non dovuti e ciò in violazione del comma 6 dell’art. 4 del decreto del CICR n. 664 del 30 giugno 2012 che prevede un trattamento di maggiore tutela nei confronti dei soggetti qualificabili consumatori".
L'INTERVENTO DELL'ABI – Per trovare una soluzione al problema, l’Anaci ha ritenuto necessario richiedere l’intervento dell’Abi (l'Associazione bancaria italiana). “Si tratta di una situazione a cui occorre porre immediato rimedio soprattutto nella grave condizione economica delle famiglie rilevata recentemente dall’Istat, secondo cui le spese per l’abitazione nel 2012 sono aumentate del 7,1%, evidenziando che nella progressiva diminuzione delle voci di spesa che caratterizzano i consumi delle famiglie, l’unica di queste che ha subito aumenti è stata quella dell’abitazione”, ha, infine, aggiunto Membri.