Salva-banche per pochi/1. Pochi soldi e nuove trappole

A dieci mesi dal decreto salva-banche che ha riguardato Banca Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara, sono state accettate una trentina di domande di rimborso, più o meno lo 0,50% degli aventi diritto. Tra i 12.500 obbligazionisti subordinati coinvolti, le stime iniziali, avallate dal ministro Padoan, prevedevano rimborsi forfettari all’80% per circa 6-7mila persone. Poi è arrivato il regolamento del Fitd (Fondo interbancario di tutela dei depositi), titolare dei risarcimenti, e con esso un’interpretazione restrittiva del decreto del governo. Risultato: si arriverà sì e no a coprire le richieste di 4mila risparmiatori.

I motivi? Intanto il Fitd ha fatto sapere che la cifra complessiva impegnata sarà non superiore ai 100-130 milioni di euro: in pratica circa la metà di quanto stimato durante la discussione del decreto 59 e più o meno lo stesso ammontare previsto ai tempi dell’umiliante “intervento umanitario” prefigurato maldestramente in un primo momento dal titolare dell’Economia.

Il Fondo interbancario ha spiegato che naturalmente rimborserà chi ha acquistato i bond di diretta emissione dell’istituto. E hanno speranze pure coloro che hanno comprato, recandosi in banca, ma sul mercato secondario “in contropartita diretta” (ossia, titoli subordinati che la banca ha già emesso in passato, ma tiene ancora in portafogli). Restano invece esclusi coloro che sono entrati in banca e hanno comprato obbligazioni che si trovavano sul mercato secondario anziché essere nel portafogli dell’istituto (che dunque ha fatto da mero intermediario).

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