Là dove il fisco non osa e i contanti dormono tranquilli…

da www.repubblica.it

Tanti saluti alla voluntary disclosure. Gli evasori tricolori hanno scoperto il nuovo Fort Knox: decine di migliaia di cassette di sicurezza anonime a prove d’ erario spuntate dal nulla negli ultimi anni in caveau blindatissimi a Lugano e dintorni. Un Far West dove né forze dell’ ordine né fisco possono mettere il naso e «di cui non abbiamo una mappa precisa» ammette Fabio Tasso, Commissario capo della polizia ticinese.

 

E dove da qualche giorno, complice la caccia ai contanti minacciata dal governo, sono tornati a bussare i nostri concittadini in cerca di un tetto sicuro per il loro “nero”. Come funziona l’ ultima trincea dei furbetti delle tasse? Repubblica, per capirlo, è andata in Svizzera e ha provato ad affittare una di queste cassette.

Ecco come è andata.

 

«Pronto? Buongiorno. Sì, riceviamo solo su appuntamento… Domani alle 12.30? Ok». Il Bengodi degli evasori tricolori è più accessibile di quanto si immagini.

Dista una telefonata e 76 km da Milano. I nomi degli specialisti – legalissime società private con pochissimo capitale – sono un libro aperto (basta digitare su Google “cassette di sicurezza Lugano”). Noi abbiamo scelto la Helvetic Securgest che affitta 900 cassette in piena «affidabilità e riservatezza». Quello di cui abbiamo bisogno.

Giovedì 20 ottobre, ore 12.30.

 

Arriviamo puntuali all’ appuntamento. La sede è in una palazzina con muri rinforzati. L’ ingresso è blindato e un adesivo invita a disattivare il cellulare. «Benvenuto. Questa era un’ agenzia di Corner Bank. La banca ha chiuso e ho rilevato i caveau. Venga che le mostro». La coreografia è all’ altezza delle attese. Dietro un portone corazzato spesso 50 cm c’ è una camera tappezzata da centinaia di cassette d’ acciaio.

«Quelle piccole da 6 cm x 30 x 48 vanno bene per gioielli, soldi e orologi e costano 825 euro l’ anno. Le grandi 2.750». Sicure? «Siamo in Ticino… – sorride paterno – Comunque c’ è la sorveglianza 24 ore su 24». Dopo il tour nel caveau, ci accomodiamo in ufficio. «Dobbiamo sistemare un po’ di soldi, senza pubblicità», spieghiamo. Messaggio ricevuto. «Questo è il posto giusto». Il motivo? «Io non sono una banca e non c’ è bisogno di aprire un conto corrente». C’ è solo un contratto d’ affitto, «come prendere un box dove parcheggiare i mobili».

I soldi non sono mobili… «Ma che ne so io di cosa mette in cassetta? Lei entra quando vuole. Le consegno le chiavi in busta sigillata, si chiude in una stanza e fa quello che crede. Io non devo fare comunicazioni a nessuno». «Come le altre banche svizzere?». «Meglio. Loro sono vincolate agli accordi di scambio informazioni tra Roma e Berna. E sono soggette a un’ autorità di vigilanza. Io no. Sono un onesto affitta-spazi. Niente polizia, niente magistrati, zero controlli ».

Ci ha convinto. Non ha chiesto i documenti. Anche il contratto finale è una formalità: due foglietti con dati anagrafici e un referente per aprire la cassetta in caso di decesso. Prima di firmare, meglio togliersi gli ultimi dubbi. «Nella cassetta posso depositare quello che voglio?». «Eh no! – è la risposta che rompe la magia -Vietato depositare cose illegali!».

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