Reddito di inclusione attiva 2017, ecco come funziona

Nel Def è contenuto anche il cosiddetto “reddito di inclusione attiva (Rei)”, uno strumento per la lotta alla povertà. Già introdotto con la legge delega sulla povertà, approvata a marzo, il Rei è una misura varata per garantire sostegno economico alle famiglie che si trovano sotto la soglia della povertà, soprattutto nel caso di famiglie con bambini. Si stima che ad oggi questo includa circa 400mila nuclei, ovvero quasi due milioni di persone. Parallelamente, la misura prevede che i comuni pongano in essere delle misure per fornire appoggio alla reintroduzione lavorativa.

Il reddito di inclusione sostituirà il Sia (Sostegno per l’inclusione attiva) una misura nazionale di contrasto alla povertà che prevede l’erogazione di un beneficio economico, condizionato all’adesione a un progetto di attivazione sociale e lavorativa. Potranno usufruire del trattamento economico di sostegno le famiglie che hanno un Isee al di sotto della soglia di povertà assoluta, ovvero uguale o inferiore a 3.000 euro.

Ogni famiglia riceverà mensilmente una somma tale da colmare il gap tra la soglia di povertà e il reddito disponibile. L’importo del bonus verrà calcolato in base al numero dei componenti del nucleo. Il reddito dichiarato sarà comunque soggetto a controlli. Ci sarà un aumento dell’importo erogato per le famiglie che vivono in una casa in affitto.

I soggetti che si occuperanno della gestione del reddito di inclusione sono a livello centrale, il ministero del welfare e l’Inps, le regioni con un ruolo di raccordo tra centro e periferia, a livello territoriale, i comuni che possono essere riuniti in consorzi, il terzo settore, i centri per l’impiego, i distretti sanitari, gli istituti scolastici e gli istituti regionali di formazione.

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